mercoledì 8 gennaio 2014

As time goes by 3


Val la pena a questo punto ricordare che l’ecosistema fiume è per sé un sistema abbastanza complesso in cui interagiscono diversi [elementi], ognuno dei quali svolge un ruolo specifico e comunque articolato secondo degli equilibri e delle leggi ben definite, [a proposito delle] condizioni ambientali esistenti. Modificare soltanto uno di questi elementi, equivale a innescare un meccanismo di reazione che coinvolge l’intero ecosistema, con la possibilità di alterare gli equilibri verso condizioni d’irreversibilità per la sopravvivenza degli organismi che ne fanno parte. [Ricondurre] tutto alla sola fauna ittica vuol dire soltanto eludere il problema secondo una volontà e una pratica politica purtroppo assai consuete. Nello stesso tempo la nascita di un bacino pone altrettanti problemi di natura ecologico-ambientale, poiché con questo intervento si passerà da un certo tipo di ecosistema (una dolina carsica con caratteristiche ben precise) a un altro costituito da un invaso d’acqua con delle connotazioni difficili da prevedere, vista la complessità delle modificazioni che intervengono nel passaggio da un ecosistema a un altro. In parole povere sono prevedibili cambiamenti del clima, della flora, della fauna, dell’assetto idrogeologico e non ultimi quelli concernenti le attività delle popolazioni viventi ai suoi margini. A tal proposito già dalla relazione sulle caratteristiche geologiche e idrogeologiche (relazione di fattibilità dell’[ex Arssa]) si può arguire che se è vero che il livello della falda si trova a 150 metri dal fondo della dolina e se è altrettanto vero che corrisponde proprio all’altezza delle cospicue sorgenti (nota della relazione) che sgorgano tra Trasacco e Ortucchio, visto che la valle [sarà] impermeabilizzata per la realizzazione del bacino e quindi non potrà assorbire più acqua nella quantità originaria (3), è facile prevedere una pesante ripercussione sulla falda in questione, tale da causare una notevole riduzione dell’attività delle sorgenti stesse. (3/7)

NOTA:
3) I trasaccani non si mostrarono eccessivamente preoccupati in tale situazione; una parte degli avezzanesi (gli abitanti della zona nord, costruita oltre la ferrovia), paventò una riduzione della già scarsa acqua che perveniva da quelle parti. I pescinesi erano invece arrabbiati per la possibile captazione. Stupii anche della loro sorta di trauma subito al momento della notizia che l’acqua del Giovenco, non solo doveva essere prelevata, ma anche pompata per essere portata a una quota maggiore, per poi essere inviata verso Amplero. Non rientrava nel loro ordine naturale delle cose che l’acqua potesse «salire», in qualche modo.

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