sabato 11 gennaio 2014

As time goes by 4


Come si vede qualsiasi intervento sull’ambiente, pone dei problemi e dei legittimi dubbi di varia natura e non sempre facili da risolvere. Dubbi e interrogazioni sulle quali si è soliti sorvolare, poiché […] le valutazioni relative ad analoghi piani di sviluppo, il più delle volte [sono] fatte sull’analisi dei costi-benefici fondamentalmente connessi agli elementi tecnico-progettuali e a modelli di sviluppo legati a interessi parziali, molto spesso inquinati da altri interessi poco chiari (basti pensare alla mole di denaro pubblico che si riverserebbe sulla zona nella fase di realizzazione dell’opera).
Invece, noi crediamo, non tener conto delle altre implicazioni vuol dire soltanto fare una valutazione incompleta nella stesura del bilancio preventivo, sottovalutando gli effetti e le conseguenze nel breve e nel lungo termine. Conseguenze che naturalmente si tramuteranno in nuovi interventi e quindi in nuovi investimenti per ridurre e minimizzare gli scompensi arrecati.
E purtroppo quando si tratta di nuovi investimenti più di uno, drizza le antenne, anche se questi sono del tutto irrazionali. Altrimenti come si fa a tenere alto il disavanzo della spesa pubblica? La questione non è, per noi, opporsi in maniera acritica a qualsiasi piano di sviluppo per zone potenzialmente adatte, ma per ora stagnanti economicamente, imponendo un «non sviluppo», né negare la possibilità di opere con forte impatto ambientale e utilizzo di risorse naturali ma di valutare con la massima correttezza e con l’elasticità necessaria tutte le altre possibilità proponibili, soprattutto se meno onerose e di minor impatto. (4/7)

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