Parto da ciò che
ho scritto su piazza A. Torlonia in febbraio per trattare della questione
Corradini-Fermi, del suo probabile «riutilizzo».
(Qualche frammento).
L’esperienza milanese mi ha insegnato – decenni addietro – che alcune
istituzioni di tipo culturale (di quartiere) possono svolgere la loro attività
anche in ore considerate insolite, come il «dopo-cena». Bruno Carioti raccontava
come a Varsavia il conservatorio fosse aperto anche di notte per consentire
agli studenti che hanno problemi per studiare (leggi: suonare) dentro casa – 5 dicembre 2012, nell’aula magna dell’Istituto
G. Galilei.
La questione è il
rapporto tra un’istituzione collettiva (scuola, teatro, museo ecc.) e il luogo
dove essa è situata (leggi: quartiere).
Ho l’impressione
che si ha un’immagine, piuttosto vaga del complesso scolastico e del suo
attuale uso. Com’è impiegata la scuola media statale Corradini-Fermi, oggi?
La scuola è frequentata
dagli studenti al mattino, mentre nel pomeriggio vi si svolgono altre attività
scolastiche (consigli, ricevimenti) e di segreteria. Gli edifici sono
utilizzati di quando in quando per mostre d’arte (palestre) e convegni (aula
magna). I locali servono anche come appoggio per alcune manifestazioni che si
tengono lungo via C. Corradini e nell’arena Mazzini.
Una volta
cambiato l’uso, che fine farà tutte queste attività? Mi chiedo: come utilizzare
anche il resto del plesso? Orto sociale? (È di gran moda).
Non è mai balzata
alcuna idea di utilizzare quel complesso anche nel pomeriggio, nei giorni
festivi e da parte di persone o di associazioni, al Comune.
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