È seguito un intervento di Gino
Milano non proprio puntuale come il comunicato Migrantes; la versione integrale
si trova su AvezzanoInforma Sono da
leggere anche i commenti:
Mi sfugge pure il senso di
una lettera di Lorenzo Berardinetti (sindaco
di Sante Marie e consigliere regionale)
sul Centro (cartaceo, 18 luglio 2015),
in cui ricorda di essere stato tenuto all’oscuro della vicenda fino all’ultimo
momento. Mi sembra per lo meno strano che, un simile personaggio debba
rivolgersi alla rubrica delle lettere
al direttore per far conoscere dei fatti – rilevanti o no, non importa – che
riguardano il proprio comune, per farsi ascoltare. (Tra l’altro: chi legge le
lettere al direttore?). E le testate telematiche locali che pubblicano di tutto
senza problemi di spazio e di tempo? (Era tutto fuori dalla mia portata e ho perciò
pensato, a un titolo lynchiano).
È poi toccata al parroco
d’Antrosano, il 19 luglio. Era da «stare sul pezzo» anche in questo caso smontando,
da uomo di Chiesa, la macchina narrativa di chi argomenta in modo
approssimativo, ma come se fosse un vescovo o un cardinale:
(Fuori luogo e scontati i
commenti anche a questo intervento).
R.A.S. sull’apertura del Messaggero Avezzano-Sulmona (cartaceo),
domenica scorsa.
Vengo infine a me. La
novità preoccupante che si trova dietro alle contestazioni di Quinto di Treviso
(TV) e a Casale San Nicola (RM) consiste nel non prendersela solo con i
migranti ma anche con gli italiani
che entrano a contatto con loro (prefetti, polizia, sacerdoti, volontari
eccetera). Tutti capri espiatori da immolare in una crisi – non solo economica
ma anche di prospettiva – che non si è ancora capita, cui non si sa rispondere
adeguatamente. Bersagli sbagliati. In tal modo si distrugge la convivenza e
tutto ciò è almeno insano.
Non ho mai impiegato un
secondo per questo genere di attività, né ho intenzione di farlo in futuro, ma
trovo insopportabile la banalizzazione dell’opera dei volontari da parte
d’alcuni giornalisti. È stata ricordata nel comunicato di Migrantes la
consistenza della propria attività: «mediazione culturale e linguistica, scuola
d’italiano, scuola di educazione civica e normativa concernente l’immigrazione;
orientamento ai servizi del territorio, assistenza legale finalizzata alla
formalizzazione della richiesta di protezione internazionale, sostegno e
assistenza psicologica, alfabetizzazione informatica, accompagnamento nella
strutturazione delle dinamiche personali e di comunità»; manca un’altra cosa
importantissima secondo me. Si tratta di una sorta di lavoro ombra da parte di chi opera in un tale ambiente: un
volontario non svolge solo la sua lezione e poi va via o serve una ventina di
pasti e torna immediatamente alle sue faccende. (C’è spesso qualcuno che ti
chiede un’informazione, un piacere, un po’ di compagnia).
(Glisso sulla Mensa San
Lorenzo e i suoi frequentatori, un esempio poco noto di come si sia passato, da
una struttura che serviva essenzialmente gli extra-comunitari a un’altra,
affollata da italiani. Chissà se a mezzogiorno servono: «Prima gli italiani»). (3/4)
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