mercoledì 22 luglio 2015

wild at heart #3


È seguito un intervento di Gino Milano non proprio puntuale come il comunicato Migrantes; la versione integrale si trova su AvezzanoInforma Sono da leggere anche i commenti:
Mi sfugge pure il senso di una lettera di Lorenzo Berardinetti (sindaco di Sante Marie e consigliere regionale) sul Centro (cartaceo, 18 luglio 2015), in cui ricorda di essere stato tenuto all’oscuro della vicenda fino all’ultimo momento. Mi sembra per lo meno strano che, un simile personaggio debba rivolgersi alla rubrica delle lettere al direttore per far conoscere dei fatti – rilevanti o no, non importa – che riguardano il proprio comune, per farsi ascoltare. (Tra l’altro: chi legge le lettere al direttore?). E le testate telematiche locali che pubblicano di tutto senza problemi di spazio e di tempo? (Era tutto fuori dalla mia portata e ho perciò pensato, a un titolo lynchiano).
È poi toccata al parroco d’Antrosano, il 19 luglio. Era da «stare sul pezzo» anche in questo caso smontando, da uomo di Chiesa, la macchina narrativa di chi argomenta in modo approssimativo, ma come se fosse un vescovo o un cardinale:
(Fuori luogo e scontati i commenti anche a questo intervento).
R.A.S. sull’apertura del Messaggero Avezzano-Sulmona (cartaceo), domenica scorsa.
Vengo infine a me. La novità preoccupante che si trova dietro alle contestazioni di Quinto di Treviso (TV) e a Casale San Nicola (RM) consiste nel non prendersela solo con i migranti ma anche con gli italiani che entrano a contatto con loro (prefetti, polizia, sacerdoti, volontari eccetera). Tutti capri espiatori da immolare in una crisi – non solo economica ma anche di prospettiva – che non si è ancora capita, cui non si sa rispondere adeguatamente. Bersagli sbagliati. In tal modo si distrugge la convivenza e tutto ciò è almeno insano.
Non ho mai impiegato un secondo per questo genere di attività, né ho intenzione di farlo in futuro, ma trovo insopportabile la banalizzazione dell’opera dei volontari da parte d’alcuni giornalisti. È stata ricordata nel comunicato di Migrantes la consistenza della propria attività: «mediazione culturale e linguistica, scuola d’italiano, scuola di educazione civica e normativa concernente l’immigrazione; orientamento ai servizi del territorio, assistenza legale finalizzata alla formalizzazione della richiesta di protezione internazionale, sostegno e assistenza psicologica, alfabetizzazione informatica, accompagnamento nella strutturazione delle dinamiche personali e di comunità»; manca un’altra cosa importantissima secondo me. Si tratta di una sorta di lavoro ombra da parte di chi opera in un tale ambiente: un volontario non svolge solo la sua lezione e poi va via o serve una ventina di pasti e torna immediatamente alle sue faccende. (C’è spesso qualcuno che ti chiede un’informazione, un piacere, un po’ di compagnia).
(Glisso sulla Mensa San Lorenzo e i suoi frequentatori, un esempio poco noto di come si sia passato, da una struttura che serviva essenzialmente gli extra-comunitari a un’altra, affollata da italiani. Chissà se a mezzogiorno servono: «Prima gli italiani»). (3/4)

Nessun commento:

Posta un commento