martedì 21 luglio 2015

wild at heart #2


È stata rapida la risposta della diocesi, attraverso un comunicato di Migrantes. L’ha tenuto (di spalla) per qualche ora MarsicaLive (Accoglienza dei profughi nelle strutture marsicane e l’attività del servizio [M]igrantes, 16 c.m. – non aggiungo perciò il link) mentre io l’ho pubblicato integralmente:
È precisato che si tratta di «12 nigeriani»; la diocesi non ha inoltre stipulato alcun contratto d’affitto: «non affittiamo nulla». Non si tratta di gente che si unisce a un altro folto gruppo di profughi: «A causa del terremoto che, nel 2009, ha sconvolto il nostro capoluogo e gran parte del suo territorio, la Prefettura dell’Aquila è stata esclusa dall’accoglienza dei migranti». Basta così, per il momento.
Mi ha però fatto sbroccare – sul pesante – questo pezzo:
In realtà esso è la versione extended del pezzo Alloggi parrocchiali ai migranti: ennesima umiliazione verso gli italiani, tenuto in rete solo per poche ore. C’è una tirata moralistica – anche qui – da segnalare: «Una decisione che trova la sua giustificazione nella decadenza di una chiesa moderna, oramai svilita di ogni funzione tradizionale ed aperta ad un multiculturalismo ed ecumenismo devastante». (Non si capisce a chi è rivolta e ci si è anche dimenticati – Noblesse oblige – di aggiungere come provvedere). Sarebbe anche simpatico conoscere – da parte mia, naturalmente – da dove sortiscono le informazioni per scrivere: «la Marsica risulta, dati alla mano, una zona economicamente depressa, dove i suicidi per insolvenza bancaria, per disoccupazione o sfratto sono in aumento». (È mio il corsivo).
Lo striscione è stato affisso in un posto sbagliato: anziché appenderlo a Sante Marie o al massimo sugli spaziosi muri esterni o interni della diocesi (Avezzano) per farlo meglio leggere all’interessato, la scritta si è ritrovata invece sotto il palco in piazza Risorgimento, la Piazza, un simbolo della città. (Cfr.: N. Moretti, Ecce bombo, 1978).
Ho scritto di recente, a proposito dei Torlonia: «C’è chi si scandalizza circa i divieti dell’Amministrazione nei confini del fondo: esistevano allora – anche oggi – altri luoghi (allevamento, bosco, bottega, campo, capanna, casa, fabbrica, magazzino, officina, orto, ovile, palazzo, stamberga, tenuta) in cui si poteva accedere liberamente, senza l’assenso del proprietario?» – in «AvezzanoBlu2» 1 giugno 2015. Un partito politico, un’associazione, un comitato estemporaneo ha tutto il diritto di manifestare contro un utilizzo che ritiene pericoloso o sbagliato di un bene pubblico (scuola, ospedale, impianto sportivo comunale, caserma, rudere o area archeologica, parco naturale, ufficio, piazza, teatro, eccetera): nel nostro caso c’è in ballo invece, un fabbricato privato. A farla breve: ognuno – almeno in Occidente –, è libero di ospitare chi vuole dentro la propria abitazione. Forza Nuova non ha perciò titolo per apostrofare su tale argomento il vescovo Pietro Santoro. (2/4)

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