mercoledì 4 novembre 2015

and they were both out on highway 61


È uscito questo un paio di giorni fa, sull’Huff:
Sono arrivato a: «Amavo talmente i suoi film che, ricordo, organizzai una serie di cineforum attirandomi le ire indemoniate della stampa bigotta che titolava a tutta pagina “Porcile in Via XX Settembre”! Era la via dove abitavo» e mi ha riportato indietro negli anni, la memoria. (Manca il nome della testata, ma è facile immaginarlo, visto che da noi c’erano giusto Il Tempo e Il Messaggero con la cronaca locale).
Fu una delle esperienze più disgustose della mia adolescenza, quella; una di quelle che ti fa odiare a lungo il mondo degli adulti – si diventava maggiorenni a ventun anni. Una testata giornalistica attaccava un gruppo di privati – c’ero anch’io tra i soci del cine-circolo – che aveva organizzato un’iniziativa culturale senza timore, remore o sospetto di danneggiarlo nell’immagine ma soprattutto economicamente.
È anche bene ricordare che il regista friulano non era tra quelli «di punta» della rassegna – di là dei gusti. (Vuoi mettere don Luis Buñuel con Pasolini? Tanto per fare un nome).
Un siffatto titolo è giustificato da un paio di circostanze contemporanee: a) la proiezione di Porcile; b) la proiezione della stessa pellicola in un’abitazione particolare. Tale pellicola non faceva parte della rassegna, non ricordando male; le proiezioni si tenevano – com’era noto – presso il Cinema Marconi (per i giovani: incrocio via G. Mazzini con via Marruvio). Non infili mai una macchina da proiezione e addirittura uno schermo in un appartamento; dentro di quello, in particolare. (Sì, frequentavo quel posto e qualcuno si starà chiedendo se come allevatore o come maiale).
Questo era il giornalismo ad Avezzano, agli inizi degli anni Settanta e quei cronisti sono tuttora considerati come la crema della carta stampata.

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