È uscito questo un paio di
giorni fa, sull’Huff:
Sono arrivato a: «Amavo
talmente i suoi film che, ricordo, organizzai una serie di cineforum
attirandomi le ire indemoniate della stampa bigotta che titolava a tutta pagina
“Porcile in Via XX Settembre”! Era la via dove abitavo» e mi ha riportato
indietro negli anni, la memoria. (Manca il nome della testata, ma è facile
immaginarlo, visto che da noi c’erano giusto Il Tempo e Il Messaggero
con la cronaca locale).
Fu una delle esperienze più
disgustose della mia adolescenza, quella; una di quelle che ti fa odiare a
lungo il mondo degli adulti – si diventava maggiorenni a ventun anni. Una
testata giornalistica attaccava un gruppo di privati – c’ero anch’io tra i soci
del cine-circolo – che aveva organizzato un’iniziativa culturale senza timore,
remore o sospetto di danneggiarlo nell’immagine ma soprattutto economicamente.
È anche bene ricordare che
il regista friulano non era tra quelli «di punta» della rassegna – di là dei
gusti. (Vuoi mettere don Luis Buñuel
con Pasolini? Tanto per fare un nome).
Un siffatto titolo è giustificato
da un paio di circostanze contemporanee:
a) la proiezione di Porcile; b) la
proiezione della stessa pellicola in un’abitazione particolare. Tale pellicola
non faceva parte della rassegna, non ricordando male; le proiezioni si tenevano
– com’era noto – presso il Cinema Marconi (per i giovani: incrocio via G.
Mazzini con via Marruvio). Non infili mai una macchina da proiezione e addirittura
uno schermo in un appartamento; dentro di quello, in particolare. (Sì,
frequentavo quel posto e qualcuno si starà chiedendo se come allevatore o come
maiale).
Questo era il giornalismo
ad Avezzano, agli inizi degli anni Settanta e quei cronisti sono tuttora
considerati come la crema della carta stampata.
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