Torno brevemente sulla
vicenda del libro di Galileo, visto il suo successo del post precedente.
Io immagino nella mia testa
che dopo aver traslocato l’archivio diocesano di Pescina da noi, sia stato
murato l’ingresso e passato tutto nel dimenticatoio. È poi arrivato Angelo
Melchiorre 60-70 anni dopo, ha abbattuto la parete e ha preso a ordinare i
libri, insieme a qualche sporadico collaboratore. È lecito immaginare che un
gruppo ristretto (4-5 persone), abbia avuto un rapporto diretto con quel volume
al momento del riordino. Melchiorre ne avrà comunicata la notizia al vescovo di
allora.
Una volta entrato in funzione
tale archivio, ci saranno stati sicuramente i classici topi di biblioteca che
scovano tutto. È facile immaginare una ventina di persone che parlano di tale
libro a 5-6 tra parenti, amici e conoscenti. Ognuno. I destinatari a loro
volta, avranno anche loro raccontato di tale scoperta a parenti, amici e
conoscenti.
Conoscendo una notizia del
genere, me la sono tenuta per me e non ho nemmeno approfittato del mio rapporto
con la rivista Il Velino – perciò del
vescovo –, per chiedere di poter dare uno sguardo alla preziosa stampa. Ho
bloccato la catena, almeno io ma è una vicenda conosciuta ad Avezzano.
Non era da farci un pezzo
da tenere in «apertura» tutta la giornata, bastava infilarlo nella cronaca
culturale. Tutto qua.
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