martedì 17 novembre 2015

Galilui


Torno brevemente sulla vicenda del libro di Galileo, visto il suo successo del post precedente.
Io immagino nella mia testa che dopo aver traslocato l’archivio diocesano di Pescina da noi, sia stato murato l’ingresso e passato tutto nel dimenticatoio. È poi arrivato Angelo Melchiorre 60-70 anni dopo, ha abbattuto la parete e ha preso a ordinare i libri, insieme a qualche sporadico collaboratore. È lecito immaginare che un gruppo ristretto (4-5 persone), abbia avuto un rapporto diretto con quel volume al momento del riordino. Melchiorre ne avrà comunicata la notizia al vescovo di allora.
Una volta entrato in funzione tale archivio, ci saranno stati sicuramente i classici topi di biblioteca che scovano tutto. È facile immaginare una ventina di persone che parlano di tale libro a 5-6 tra parenti, amici e conoscenti. Ognuno. I destinatari a loro volta, avranno anche loro raccontato di tale scoperta a parenti, amici e conoscenti.
Conoscendo una notizia del genere, me la sono tenuta per me e non ho nemmeno approfittato del mio rapporto con la rivista Il Velino – perciò del vescovo –, per chiedere di poter dare uno sguardo alla preziosa stampa. Ho bloccato la catena, almeno io ma è una vicenda conosciuta ad Avezzano.
Non era da farci un pezzo da tenere in «apertura» tutta la giornata, bastava infilarlo nella cronaca culturale. Tutto qua.

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