domenica 31 gennaio 2016

Fuori sacco 2

Ho lasciato fuori un paio di cose anche dal pezzo precedente.
Avevano già dimostrato d’essere distratti al tempo della scoperta del rapporto tra Silone e l’OSS o dei finanziamenti alla rivista Tempo presente, numerosi marsicani – non ricordando male. Chi viveva da queste parti non poteva nemmeno ignorare l’accusa di «tradimento» (giusta, sbagliata) rivolta allo scrittore dai militanti comunisti locali risalente al tempo della sua uscita dal Pci – braccianti, operai, artigiani, a giudicare dall’elettorato di quel partito. (Per carità, non è più un problema dopo l’Ottantanove).

C’è la tendenza a considerare Ignazio Silone una «risorsa» per il «territorio» come se si trattasse di un biotopo, una varietà di pane, una pianta rara o un vecchio centro storico da sfruttare in senso turistico. (Ciò significa essenzialmente che non si possiede un’idea di sviluppo per il Fucino e la Marsica). È arduo ma può starci; bisogna però farsi due conti di quando in quando per avere un riscontro di tanto impegno (finanziario, intellettuale) profuso sullo scrittore nato a Pescina.

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