Ho lasciato fuori un paio
di cose anche dal pezzo precedente.
Avevano già dimostrato
d’essere distratti al tempo della scoperta del rapporto tra Silone e l’OSS o
dei finanziamenti alla rivista Tempo
presente, numerosi marsicani – non ricordando male. Chi viveva da queste
parti non poteva nemmeno ignorare l’accusa di «tradimento» (giusta, sbagliata) rivolta
allo scrittore dai militanti comunisti locali risalente al tempo della sua
uscita dal Pci – braccianti, operai, artigiani, a giudicare dall’elettorato di
quel partito. (Per carità, non è più un problema dopo l’Ottantanove).
C’è la tendenza a
considerare Ignazio Silone una «risorsa» per il «territorio» come se si
trattasse di un biotopo, una varietà di pane, una pianta rara o un vecchio
centro storico da sfruttare in senso turistico. (Ciò significa essenzialmente che
non si possiede un’idea di sviluppo per il Fucino e la Marsica). È arduo ma può
starci; bisogna però farsi due conti di quando in quando per avere un riscontro
di tanto impegno (finanziario, intellettuale) profuso sullo scrittore nato a
Pescina.
Nessun commento:
Posta un commento