Ho promesso mesi addietro,
che avrei scritto qualcosa sulle Amministrative ad Avezzano. (Sulla campagna
elettorale? Sui risultati? Non ci avevo pensato, in realtà). Non ne ho mai
scritto se non in modo puntiforme, pur avendone le possibilità – da blogger –,
negli ultimi undici anni. Tutto ciò è successo in buona parte per la mia
disaffezione alle urne: non vado a votare alle Amministrative – a differenza
delle Politiche, delle Europee o di qualche referendum.
La questione è che non mi
ci prendo proprio con i compaesani. Scrivo molto sul posto, dove io vivo;
quelle elezioni sono l’occasione per confrontare la mia attività con il
pensiero degli altri. (Si tratta di gente che poi, una volta eletta, avrà anche
la possibilità di attuare ciò che ha
raccontato durante la campagna elettorale). Ho affermato un paio di volte che i
candidati alla carica di sindaco o come consigliere, ignorano generalmente i
problemi della città; mi danno più che altro l’idea di vivere altrove, in un
luogo senza ingorghi automobilistici, buche per strada, sporcizia, mancanza di
marciapiedi e servizi, ecc. Non sono perciò io a «ferire» con il mio presunto
snobismo gli avezzanesi ogni cinque anni; sono invece i candidati, i loro
elettori che sembrano alimentarsi durante quel periodo della stessa sostanza di
cui pensano d’essere costituiti: il puro spirito – a differenza del
sottoscritto. Si ripeterà il miracolo di persone che per trenta, quarant’anni
non hanno mai proferito o scritto mezza parola sulla città in cui esse vivono e
che si ritroveranno sedute tra non molto nell’aula consiliare.
Mi
è capitato di tratteggiare le nostre Amministrative come delle trattative tra capibastone,
tra capiclan in un villaggio del Maghreb, l’anno scorso; da quelle parti però
hanno una fierezza a noi sconosciuta. (Giusto la minoranza dell’elettorato si
esprime secondo il voto d’opinione). Ignoro se la distanza da cui scrivo di
tali avvenimenti sia quella giusta: potrei essere troppo lontano e vedere in
modo confuso. (Riprendo numerose citazioni dalle testate giornalistiche – non
Facebook, la carta stampata, né i pettegolezzi uditi in giro per mesi –, materiali pubblici e già noti per
comodità di chi vuole consultare personalmente la fonte; qualche brano potrebbe
trovarsi al momento sulla scrivania di qualche magistrato perché negli ultimi
mesi si è registrato un insolito ricorso alle carte bollate da parte di uomini
politici abruzzesi: segnalate e
provvederò a cancellare. Le stesse citazioni talvolta appaiono identiche in altre testate, i miei riferimenti
sono sovente casuali). Perdonate se alcune parti del post, non sono tagliate
alla perfezione. Dalle mie parti si dice: «chiuso in tipografia» il 10 maggio
2017; buon divertimento, in ogni modo. (1/22)
rimango in attesa, curioso del sentiero che hai tracciato
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