L’esperienza rilevante dell’anno è
stata per me la scoperta della periferia: l’oggetto della prossima
pubblicazione. Ho preso a girarla all’inizio della scorsa estate e la mia lunga
escursione è ancora da terminare – devo ripassare più volte per una strada. (Fare
quattro volte via M. A. Colonna, non è stato finora sufficiente per vederla bene).
Confronto questa mia ricca esperienza
con la narrazione corrente sulla periferia e mi viene voglia a non scrivere
più. In quello che pubblico, soprattutto nelle mie ribattute il soggetto è costantemente
il Quadrilatero e poco altro. Dopo una settimana a zonzo, mi è perciò parso
chiaro che gli avezzanesi conoscono pochissimo della loro città. (Ne tratterebbero
diversamente, altrimenti).
In periferia, a lume di naso, vi sono
meno negozi e servizi – i miei appunti lo confermano. Non finisce lì perché
manca anche degli altri «oggetti», presenti invece dove abito io. In giro non
trovi caditoie, marciapiedi, punti-luce e via pereccando. Vi è ancora dell’altro ed è rappresentato dal «che fare?»,
un elemento decisivo – non serve scrivere, altrimenti. Mi sono accorto, a
occhio e croce, che tante situazioni non possono essere sanate per mancanza di spazio fisico – basta la volontà di
un’Amministrazione per i quattrini. Rimarrà in buona parte tutto così, ancora
per molto tempo.
Tornerò mentalmente su tante stradine
strettissime, al prossimo acquazzone, alla prima nevicata. «Reggeranno i
cordoli della pista ciclabile al centro,
all’azione degli spazzaneve?», si sono chiesti tantissimi, l’estate scorsa. In
quei vicoletti invece, gli spazzaneve non ci sono finora entrati e
continueranno a non passarci.
Stanotte il solstizio.
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