Poco cattivo io? M’interessava mostrare
come il pensiero scientifico – anche quello tecnologico – presenti delle
differenze, soprattutto dei limiti rispetto alla comunicazione politica,
nell’ultimo post. Nel senso: io posso saltare da palo in frasca, non ho nessun bisogno
di misurazioni, non è prevista nessuna verifica sulle mie azioni nel secondo
caso. (Il pezzo che ho trattato si avvicinava più alla seconda che non al primo).
Perché comunicazione politica? (Vi è da aggiungere: allo stato brado). Perché in
politica – in senso stretto – si vince o si perde ma si prosegue, in ogni modo. La pista ciclabile è stata legata a
diversi e disparati fatti di cronaca spicciola, nei mesi passati; se ne
continua a parlare come se fosse un’ipotesi remota, evitabile la sua
realizzazione. (Tra l’altro, «pista ciclabile» per molti avezzanesi è come «casta»
o «immigrazione»: è sufficiente enunciare l’argomento).
La novità, nel pezzo di Eliseo
Palmieri, consisteva nelle uguaglianze: bicicletta = passato, automobile =
presente. (Il futuro invece, che cosa ci riserva?) Il retro-pensiero è che la storia
(pardon, Storia) tenda, sia diretta verso
qualcosa. Considerava: «Tornare indietro nel tempo non è più possibile». Le
cose sono messe proprio così? No, la storia dell’evoluzione c’insegna
tutt’altro: non si va da nessuna parte.
Gli altri invece l’hanno giocata
almeno sulla vivibilità della città e sulla «democrazia» di tutti gli utenti
della strada: cose più concrete e accessibili alla mentalità ma soprattutto
all’esperienza comune. Qui può però scatta l’accusa di provincialismo, se non
qualcosa di peggiore: perché in vacanza
nelle altre città alcuni avezzanesi usano le piste ciclabili mentre da noi, non
vogliono che esistano?
Da decenni, alcuni organismi legati
all’Onu auspicano che l’utilizzo
delle automobili (private) per gli spostamenti, sia ridimensionato in maniera rilevante.
(C’entra di mezzo la quantità di anidride carbonica immessa nell’atmosfera; si
sta parlando anche di quest’argomento nella Cop24 a Katowice dal 3 al 14
dicembre). Domanda: come vogliono
comportarsi collettivamente gli avezzanesi – anche i celanesi, i
luchesi, i tagliacozzani, i pescinesi –, in
tal senso? Tutto qua. (I partiti dovrebbero parlare di questi argomenti più
degli altri attori sociali e perciò, non attaccare chi lo fa).
Ho scritto in precedenza anche di un blocco
sociale cui Gabriele De Angelis ha rifilato un 3-0 nel giro di pochi mesi, nel
corso di quest’anno. Un commerciante sospirava o al massimo borbottava e
un’amministrazione comunale si arrestava su un progetto; un giornalista
scriveva due righe sul suo quotidiano e un sindaco – eletto direttamente dagli
avezzanesi – ingranava la marcia indietro su una decisione. Fino a un anno e
mezzo fa tutto questo, le cose sono oggi cambiate: momentaneamente, per sempre?
Lo dirà il tempo a venire.
Il folto, composito gruppo che si è
finora esposto contro il restyling di
piazza Risorgimento, le piste ciclabili e lo spostamento del mercato
settimanale, difficilmente riuscirà a monetizzare la sua azione a livello
elettorale per la mancanza di un leader
anzi, un frontman.
P.S. 25 anni fa perdevamo Frank V.
Zappa.
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