In due-tre ambienti mi hanno invitato a
intervenire più pubblicamente sui
recenti cambiamenti nella zona dove abito. Fatico un po’ a parlare del centro,
girando la periferia da alcuni mesi. (Mi accorgo che quando si parla di tale
argomento, nei mass media, è per
sentito dire). Non mi va di scrivere sulle testate locali, per niente; Avezzano,
tra l’altro, non mi ha mai filato. (Dopo oltre venti pubblicazioni sulla città
e più di mille post su di essa: Noblesse
oblige). Mi capita di pubblicare qualcosa su Avezzano altrove (Il Martello del Fucino, Pescina e SITe, Luco dei Marsi), questo sì. È il
livello almeno scadente del dibattito locale a tenermi lontano da diversi
luoghi istituzionali.
Si dicono che cosa, a proposito dei
centri storici nelle grandi città, da trent’anni a questa parte? (Primo). I
proprietari degli immobili ristrutturano per affittare a inquilini più
facoltosi, meglio se si riesce a passare dall’uso abitativo a quello di
ufficio. Vale lo stesso per i negozi e le botteghe artigiane: si sostituisce il
pizzicagnolo o il ciabattino con il negozio d’abbigliamento, quando non la boutique. (Secondo). I vecchi gestori di
negozi e botteghe non riescono a «passare» l’attività ai figli preferendo
questi, un’occupazione meno rischiosa e faticosa. (Terzo). Nelle grosse città,
si assiste a una lenta ma inesorabile crescita dell’e-commerce – secondo me, si preoccupano troppo. (Quarto). I tempi
cambiati. Ecco, si tratta di un ventaglio
d’ipotesi, esistono anche delle combinazioni.
Secondo il locale racconto comune – presente
purtroppo anche nelle politiche degli ultimi decenni –, il centro è abitato da
un’unica categoria di persone. La
chiusura di alcuni negozi si deve solo
alla presenza degli shopping center
nell’ultimo decennio; ci si è messa di mezzo anche la pista ciclabile come
capro espiatorio, da un paio di mesi a questa parte. (A nessuno salta in mente
che la popolazione marsicana va, seppur lentamente, assottigliandosi).
La questione è: come inserire
agevolmente le mie cose in una simile
cornice? L’ultima volta che ho letto – pubblicato da più di una testata,
ieri – di una pista ciclabile mai frequentata da nessuno, ho poco dopo incrociato
cinque ciclisti nel giro di un quarto d’ora. (Come omaggio all’attualità,
l’unico italiano in circolazione sfoggiava un gilet jaune – era già buio, a dirla tutta). Si trovava scritta – nel
senso: pubblicata – la stessa sciocchezza, per non dire di peggio, a novembre; anche
a ottobre e settembre, con quelle insolitamente alte temperature. Come
contrapporsi a simili personaggi? L’alternativa che abbiamo spesso davanti, noi
animali, è: lotta o fuga, io preferisco perciò continuare a scrivere su questo
blog. (Per degli sconosciuti).
Oh perbacco, Beppe! Non scrivi per degli sconosciuti.
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