Mi è capitato di ascoltare diverse
critiche a un intervento uscito sabato e che mi aveva intrigato pochissimo fin
dal titolo: Quando in bicicletta si
andava a lavorare. (Ci si spostava
allora come oggi con quel mezzo, da soli o in due come fino a quarant’anni fa;
non si usava la bicicletta solo per andare a lavorare, visto che c’era). Si
trattava di uno scritto di Eliseo Palmieri apparso su Il Centro del 1° dicembre 2018. È la summa del pensiero contro le piste ciclabili, fabbricato su diverse
testate tra la primavera scorsa e quest’autunno; niente di nuovo,
essenzialmente. Prendo un elemento a caso, anche se io ne ho già trattato (volendo,
potete saltare): «È invece aumentato il traffico veicolare con conseguente
inquinamento dell’aria perché gli automobilisti spesso girano a vuoto alla
ricerca di un parcheggio che ormai non c’è più» – dopo la costruzione della pista
ciclabile, s’intende.
Simili strutture, sono progettate e
firmate da tecnici, non dal nostro sindaco,
dalla giunta, dai trenta consiglieri comunali o dai 42mila cittadini riuniti democraticamente
da qualche parte. L’ingegneria del traffico si basa essenzialmente
sull’analogia idrodinamica: nel caso particolare si tratta invece di smaltire
automobili, pullman, motociclette, camion, biciclette e pedoni anziché acqua.
(Quando la velocità di percorrenza di un’autostrada scende al disotto di 130
km/h – anche di poco –, si aggiunge un’altra corsia senza indugi). Una strada è
diversa da un qualsiasi tubo per via di marciapiedi, semafori, parcheggi,
passaggi pedonali, limiti di velocità, incroci e particolari corsie.
Nel caso avezzanese, il traffico
automobilistico non può aumentare
perché l’offerta di sedi viarie è stata – seppur di poco – ridotta: vi sono duecento parcheggi in meno, come denunciato nei
mesi scorsi da diversi soggetti. (Per combattere il tabagismo si tassano le
sigarette, si limita la loro vendita e si riducono i luoghi pubblici dove
fumare). Allo stesso modo circolando meno veicoli a motore, non può crescere l’inquinamento
dell’aria. Tutto questo a livello teorico. (Chi esce alle 19 per fare le
compere in automobile, può anche spendere «mezz’ora» a trovare un parcheggio
mentre chi sale in macchina alle 19,30 o 19,45, troverà un posto per la propria
macchina, ma vedrà anche chiuso il negozio dove vuole recarsi. Idem la mattina).
(Vado sul pratico). Sia l’entità del
traffico veicolare, sia l’inquinamento dell’aria sono misurabili: in tanti hanno descritto, prima del citato giornalista,
la loro crescita nei mesi passati, senza però tirare fuori un dato – è una delle numerose gioie della comunicazione politica
contemporanea. (Tra professionisti del settore e a livello accademico ci si
parla in tutt’altro modo, ça va sans dire).
Bisognerebbe anche chiedersi perché si conoscono simili quantità solo per zone
diverse dal centro città, ad Avezzano e non solo.
(Coerenza reclamerebbe che quanti lamentino
l’inquinamento atmosferico, dovrebbero impegnarsi almeno per ottenere meno automobili in circolazione).
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