Riprendo la vicenda delle prossime
elezioni a febbraio 2019. Ho pubblicato un pronostico,
mesi addietro. Questo era, secondo me,
l’«ordine d’arrivo»: 1° Centrodestra, 2° M5s, 3° Centrosinistra. Dimenticai di
aggiungere che non ci sarebbe stata partita tra il primo e gli altri. Prevedo
all’incirca lo stesso oggi, nel senso che la forbice potrebbe essere meno
larga.
M5s è stato il primo partito a presentare
un proprio candidato a presidente della Regione, poi è stata la (mezza) volta
del centrodestra e infine, l’assenso di Legnini a correre con una formazione
più ampia dell’attuale ex Abruzzo democratico.
È un fatto che, quelli che occupano la
prima posizione nei sondaggi degli ultimi mesi, non hanno presentato finora il
loro candidato. Si era partiti da un accordo nazionale ma calandolo a scala
regionale ci si è accorti che mancava un personaggio all’altezza della
situazione. Si è poi ripiegato su un senatore romano con origini abruzzesi ma
conosciuto da pochi nella terra d’origine. (È un riassunto della cronaca che,
immagino, conosciamo tutti).
Di là di tutto questo, la questione è
che l’Abruzzo vive da alcuni anni una situazione di declino, di cui generalmente non si parla, come vado ripetendo. A
ridosso delle Regionali, l’Istat ci farà sapere che anche quest’anno vivranno
meno persone in Abruzzo; la regione perde oltre 3mila abitanti ogni anno, non da ieri: la situazione è almeno
preoccupante.
Immagino che la stessa campagna e i
programmi elettorali – finora, non se n’è vista nemmeno l’ombra –, saranno prevalentemente
incentrati su temi «caldi» che vanno di moda, in questo periodo, a livello
nazionale. È comprensibile tutto ciò, in qualche modo, in una campagna nazionale quando ci si rivolge a tutti gli italiani, quelli che vivono
in aree geografiche in ottima o buona salute, qualcuna così-così e altre
decotte; nel caso specifico anche per altri versi: l’Abruzzo è una regione che non se la passa bene e bisognerebbe
approntare – anche in fretta – delle misure almeno per rallentare tale lenta
caduta se non per invertire tale tendenza. Ho riportato recentemente da uno
studio, un dato che dovrebbe farci rabbrividire: la nostra regione è quella che
esporta la più alta percentuale dei suoi
laureati. (Nel senso: è tempo, denaro e fatica sprecata allontanare il
senzatetto che dorme dove capita o lo spacciatore – quello dalla pelle scura, ça va sans dire). Abbiamo perciò bisogno,
oltre che idee innovative, di persone con la testa sulle spalle – sono capaci
tutti a rimuovere le questioni.
Non voterò alle prossime Regionali se
non altro per abitudine, nemmeno scriverò qualcosa sulla campagna elettorale
considerando la mia distanza – anche di Avezzano – dai centri di potere
(L’Aquila, Pescara): meglio non rischiare di scrivere sciocchezze.
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