Diversi amici si sono soffermati su una
parte periferica del pezzo precedente, quando ho ricordato la differenza –
enorme – tra alcune mie descrizioni e quelle di altri. A me blogger capita di raccontare un fatto,
mentre una testata giornalistica ne registra
– direttamente, indirettamente – il suo contrario.
Nell’ultimo post, ho raccontato d’avere
«incrociato cinque ciclisti nel giro di un quarto d’ora». Non mi è saltato in
mente, nemmeno lontanamente, di scrivere che il 5 dicembre hanno pedalato
480 persone sulla pista ciclabile del centro (5 x 4 x 24), né la metà –
interessa la giornata lavorativa. (Né tantomeno ne ho immaginato centosettantacinquemiladuecento
in un anno). Nella mattinata, avevo letto di «assenza di circolazione di
biciclette» – lettera di Mario Notarantonio su Il Centro. Giovanni Ceglie nel pomeriggio, «Nessuno che ciondola [sic] sulla nuova pista ciclabile» – Centro città deserto, Ceglie (Pd): Avezzano
città fantasma, stile western, in «Marsicanews» 5 dicembre 2018. Durante l’estate
più di uno aveva raccontato pubblicamente che sulla pista ciclabile al centro
non c’è mai nessuno. (Sembra anche che
dopo il recente restyling, piazza
Risorgimento sia stata abbandonata anch’essa da tutti gli avezzanesi: non ci
va, non ci passa più nessuno – a
detta di alcuni; sono stati pubblicati perfino dei pezzi «ispirati». Avrò perciò
le allucinazioni quando incontro gente nell’attraversare quel posto almeno
quattro volte ogni giorno)
La domanda è: come ci si comporta, in
simili casi, in una moderna democrazia
industriale? (Nel senso: racconto giusto io o invece gli altri?). È
semplice, si contano i mezzi in
circolazione – anche i pedoni – lungo un tronco o un’area per un periodo indicativo.
(Quei dati servono per progettare,
oltre che per farsi un’idea di un fenomeno).
C’entra di mezzo in tutto questo, soprattutto
l’influenza nefasta del mondo di Facebook sull’informazione tradizionale e non
solo quella. (Anche la mancanza di quella che il buon Frisco chiama vergüenza).
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