mercoledì 9 ottobre 2013

Cronac(hett)a avezzanese


Sono stato rimbrottato sabato scorso per non aver detto la mia sullo scontro tra Antonio Morgante (Regione Abruzzo) e Patrizia Petricola (Comune d’Avezzano) circa la revoca dei tre «campus» decisi dalla passata Amministrazione.
La (costosa) trovata dei cosiddetti campus scolastici era propedeutica a più di un’operazione di tipo speculativo e si giovava grandemente del clima di paura tenuto in piedi per anni da numerosi mass media locali dopo il sisma nell’Aquilano. Ricordo frotte di massaie che accorrevano alle testate on-line per inviare commenti velenosi contro chi voleva il male del proprio figlio. (Quel clima non c’è più oggi per nostra fortuna, anche se c’è chi scrive ancora amenità del genere: «scuole che rischiano di crollare in testa ai nostri figli alla prima scossa di terremoto» in Nessun violento tra di noi. Pezzopane non divaghi. e La Senatrice alza la polvere per non farci vedere le rovine, marsica5stelle.it 4 e 7 ottobre 2013).
Le due posizioni non sono così antitetiche come possono sembrare a prima vista. Patrizia Petricola ha parlato di: «riqualificazione delle scuole cittadine attraverso interventi di consolidamento strutturale e risanamento energetico, oppure di demolizione e ricostruzione sul posto, in stretta sinergia con la minoranza così come stabilito in consiglio comunale» – TerreMarsicane 2 ottobre 2013, il grassetto è mio.
Si tratta di cose già viste ad Avezzano.
La posizione di Morgante parlando di scuole, s’inserisce in un contesto molto diverso da quello accennato: «è stata una decisione all’insegna del sano realismo», a detta della sua «antagonista». Scrivere di: «massima sicurezza della popolazione scolastica che frequenta edifici danneggiati dal sisma 2009» e «si è ritenuto di assoluto valore consentire piuttosto che “rattoppamenti” la costruzione di edifici nuovi con i massimi accorgimenti tecnici oggi disponibili in termini di sicurezza» – TerreMarsicane 1 ottobre 2013 –, ha poco senso in tempi di crisi. (Si possono accettare dei morti in caso di terremoto – com’è stato negli ultimi secoli).
Io sbaglierò, ma non dovrebbe essere ripetuto il «metodo Vitruvio».

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