A zonzo in una
qualsiasi piazza delle Erbe italiana, io ho l’idea che le persone che incontro,
continuano a fare la stessa attività che si svolge lì da secoli. Ad Avezzano,
rimane in piazza del Mercato chi non può permettersi di pagare l’affitto di un
negozio.
Non nego che si
possa rilanciare quel luogo in qualche modo, ma la proposta di restyling è insufficiente, a dir poco.
Trovo barbaro il costruire un posteggio sulla superficie di una piazza: è
meglio che i residenti proseguano nel parcheggiare (abusivamente), tranne
quando c’è bisogno della stessa per qualche evenienza – «concerto» del Primo
maggio di Sel, per esempio. E’ necessario anche estirpare quattro o cinque
alberi con un bel po’ di storia sulle spalle, per ricavare la nuova
sistemazione. Il lato della piazza lungo via Cesare Battisti può essere
considerato ancora uno spazio pubblico, dopo siffatta trasformazione? (Non si
capisce bene una cosa: il sindaco vuol rinnovare e ampliare il parco delle
baracche, far svolgere delle attività di tipo culturale nella piazza per
attirare altra gente e nello stesso tempo riduce generosamente la superficie
utilizzabile dai pedoni). La promessa di un’area pedonale pomeridiana serve a
controbilanciare – alle orecchie dei meno avveduti – la sicura eliminazione degli
alberi e il nuovo parcheggio. (Riuscirà ad assorbire tutte le automobili
abitualmente in sosta sulla piazza, tale parcheggio? No, secondo me e allora?).
La piazza che
diventa un «salotto» nelle ore pomeridiane, è un obiettivo molto ambizioso a
dir poco, perché è almeno arduo convincere chi sta dentro un negozio a
spostarsi all’aria aperta, nonostante tutto; vale lo stesso per chi frequenta i
moderni alberi della cuccagna che sono i supermercati alimentari. (A proposito
dei cosiddetti «prodotti a km 0», che dovrebbero essere il traino
dell’iniziativa. Perché spostarmi a piazza del Mercato di mattina, in una città
di 42mila abitanti – con il sole a picco, la neve o la pioggia battente –,
quando posso acquistare le stesse patate, carote e ortaggi del Fucino nel mio
tempo libero al supermercato sotto casa o ai fruttivendoli nord-africani,
aperti almeno dodici ore quasi tutti i giorni dell’anno?). Gli avezzanesi si
comportano talvolta come se vivessero in una città policentrica, a differenza
dei sindaci – in compagnia dei loro azionisti di maggioranza: i commercianti.
Il modello proposto (investire soldi pubblici per iniziative che attraggono
gente, in ogni modo) è già stato sperimentato ed è fallito nel Quadrilatero – o
meglio, in una sua porzione – ed è servito solo a far crescere gli affitti dei
negozi, allontanando più che attraendo nuove attività legate al commercio e
all’artigianato. Non funziona più la «zona commerciale», da noi e bisogna pur
chiedersi il perché. Il «ritorno al passato» è invece un pessimo slogan
pubblicitario.
Un’ultima
domanda. Il parcheggio, le nuove baracche, l’area pedonale: quale delle tre è
il motore del restyling?
(Il Martello del Fucino, 15 2013, v.o., 2/2)
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