domenica 6 ottobre 2013

MP 2


A zonzo in una qualsiasi piazza delle Erbe italiana, io ho l’idea che le persone che incontro, continuano a fare la stessa attività che si svolge lì da secoli. Ad Avezzano, rimane in piazza del Mercato chi non può permettersi di pagare l’affitto di un negozio.
Non nego che si possa rilanciare quel luogo in qualche modo, ma la proposta di restyling è insufficiente, a dir poco. Trovo barbaro il costruire un posteggio sulla superficie di una piazza: è meglio che i residenti proseguano nel parcheggiare (abusivamente), tranne quando c’è bisogno della stessa per qualche evenienza – «concerto» del Primo maggio di Sel, per esempio. E’ necessario anche estirpare quattro o cinque alberi con un bel po’ di storia sulle spalle, per ricavare la nuova sistemazione. Il lato della piazza lungo via Cesare Battisti può essere considerato ancora uno spazio pubblico, dopo siffatta trasformazione? (Non si capisce bene una cosa: il sindaco vuol rinnovare e ampliare il parco delle baracche, far svolgere delle attività di tipo culturale nella piazza per attirare altra gente e nello stesso tempo riduce generosamente la superficie utilizzabile dai pedoni). La promessa di un’area pedonale pomeridiana serve a controbilanciare – alle orecchie dei meno avveduti – la sicura eliminazione degli alberi e il nuovo parcheggio. (Riuscirà ad assorbire tutte le automobili abitualmente in sosta sulla piazza, tale parcheggio? No, secondo me e allora?).
La piazza che diventa un «salotto» nelle ore pomeridiane, è un obiettivo molto ambizioso a dir poco, perché è almeno arduo convincere chi sta dentro un negozio a spostarsi all’aria aperta, nonostante tutto; vale lo stesso per chi frequenta i moderni alberi della cuccagna che sono i supermercati alimentari. (A proposito dei cosiddetti «prodotti a km 0», che dovrebbero essere il traino dell’iniziativa. Perché spostarmi a piazza del Mercato di mattina, in una città di 42mila abitanti – con il sole a picco, la neve o la pioggia battente –, quando posso acquistare le stesse patate, carote e ortaggi del Fucino nel mio tempo libero al supermercato sotto casa o ai fruttivendoli nord-africani, aperti almeno dodici ore quasi tutti i giorni dell’anno?). Gli avezzanesi si comportano talvolta come se vivessero in una città policentrica, a differenza dei sindaci – in compagnia dei loro azionisti di maggioranza: i commercianti. Il modello proposto (investire soldi pubblici per iniziative che attraggono gente, in ogni modo) è già stato sperimentato ed è fallito nel Quadrilatero – o meglio, in una sua porzione – ed è servito solo a far crescere gli affitti dei negozi, allontanando più che attraendo nuove attività legate al commercio e all’artigianato. Non funziona più la «zona commerciale», da noi e bisogna pur chiedersi il perché. Il «ritorno al passato» è invece un pessimo slogan pubblicitario.
Un’ultima domanda. Il parcheggio, le nuove baracche, l’area pedonale: quale delle tre è il motore del restyling?
(Il Martello del Fucino, 15 2013, v.o., 2/2)

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