lunedì 21 ottobre 2013

K'sLT 38


«Avezzano s’è involgarita». Ho ascoltato spesso questo ritornello, l’estate scorsa. Non ho capito di che cosa ci si preoccupava, francamente.
Ho passato l’estate a zonzo per le manifestazioni dove si mangiava. Un detto recita, da una decina d’anni a questa parte: «La riuscita di una qualsiasi iniziativa, dipende dal catering». Facevo una passata veloce e via; non mi dava una cattiva impressione, abituato come sono a veder mangiare la gente in pubblico, nei gazebo. (E’ pur vero che un conto è sentir dire che in certe occasioni si mangia e un conto è osservare tanta gente che s’ingozza).
Mi hanno colpito invece, le parole d’alcuni amici a proposito dei figli. Più di uno sprona i/il figli/o ad abbandonare l’Italia dopo la laurea. Un tempo era raro trovare gente che consigliava sommessamente ad un figlio di spostarsi qualche decina di chilometri per trovare un lavoro ben pagato. C’è chi non si accontenta di vedere il proprio ragazzo a Roma, a Milano o a Torino: fuori dei confini nazionali si trova un trattamento più dignitoso. E’ cambiata l’immagine dell’Italia nella testa di molti: il resto della Penisola era una speranza, anni fa.
Siamo alla presenza di una disgregazione «molecolare» di ciò che resta della società italiana.
(«Avezzano s’è involgarita», è una frase da snob. Nessuno si riferiva all’annosa crisi della cartiera, di Micron e purtroppo, anche di Saes Engineering).

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