Provo a chiarire il post «ferroviario»
(11 dicembre).
Chiacchierando di questi
temi, mi scappa spesso di pensare che le persone abbiano come interiorizzato la
cartina delle ferrovie italiane, quella che si trovava appesa dentro le
carrozze o nel volumone dell’orario generale. Era una mappa disegnata come una rete
e forniva perciò un’idea fuorviante dell’Italia. (Il web è la rete per
antonomasia, io invece continuo a pensare che ognuno «pesi» proporzionalmente
ai propri contatti). Non s’immaginava da tale mappa che le zone costiere
fossero più sviluppate dell’interno – anche nel senso: lo stato centrale investiva
più risorse. Era anche difficile pensare che da Roma a Milano viaggiasse più
gente che non da Bari ad Ancona. Gli italiani non si sono perciò accorti subito
dell’invenzione – anche dell’impiego – della nozione «rami secchi». Molti
connazionali non hanno nemmeno sognato gli effetti a lungo termine dell’Alta
velocità – quelli delle zone escluse soprattutto. Le compagnie private sulle
tratte più redditizie sono vissute come un sogno. Scrivevo di «un’iniziativa
che potrebbe mettere fuori gioco ancor di più [Avezzano] dal circuito
nazionale», in pratica: i possibili effetti derivanti dal Nuovo Corridoio
Mediterraneo sommati all’esclusione
dall’Alta velocità della tratta Roma-Pescara.
Ho raccontato la scorsa
estate come un pugno di città olandesi, abbiano convertito moltissimi
automobilisti all’uso dei mezzi pubblici o della bicicletta. È bastato rendere
difficile ai motorizzati la vita sulla strada. (Si chiama politica tutto ciò).
Ho letto questo di recente,
«Noi, e con noi intendo L’Aquila e tutto il territorio di riferimento, dobbiamo
chiedere e mettere in campo progetti e azioni di sistema che puntino sulla
ferrovia e sull’intermodalità: così acquistiamo la centralità che ci spetta
come capoluogo d’Abruzzo», in Pietrucci:
“In Commissione [Infrastrutture della Regione Abruzzo] le esigenze di sindaci, sindacati e Trenitalia”, in «LEditoriale»
13 dicembre 2017. Come dire? Il senso della geografia, della storia,
dell’economia e altro…
Una considerazione. Si sono
interessati al destino della vecchia Roma-Pescara: l’onorevole Gianni Melilla
in un paio d’occasioni – è stato perfino rimbrottato da queste parti, lui vive sulla
costa adriatica –, comprensibilmente
Giuseppe Di Pangrazio che è d’Avezzano e la senatrice Stefania Pezzopane – dell’Aquila, anche dello stesso partito del
citato consigliere regionale Pietrucci. Tutti gli altri uomini politici marsicani, quelli direttamente interessati – tranne ovviamente Di Pangrazio – impegnati in Regione, Provincia e
Comuni, invece? (Sarebbe opportuno che s’impegnasse anche chi siede in Parlamento).
I partiti politici e le numerose liste cosiddette civiche: è tanto difficile
scrivere due righi sull’argomento e diffonderlo? Silenzio quasi di tomba invece
nelle zone interessate, se si considera un comunicato (16 dicembre) dei dem d’Avezzano che però, non sanno dove
andare a parare considerando che il Pd è al governo regionale e la partita si
gioca da quelle parti.
In fondo è semplice: chi
deve agitarsi maggiormente per evitare il declino della linea ferroviaria Roma-Pescara,
gli abitanti di Salone, Tivoli o quelli di Carsoli, Tagliacozzo, Avezzano, Celano,
Pescina?
Già, «Ce l’hanno tutti la macchina…».
Ci si risente alla fine dell’anno
per gli auguri, salvo complicazioni. (Provo intanto a saperne di più sulla
nuova legge urbanistica regionale ma non mi aspetto molto).
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