domenica 17 dicembre 2017

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Provo a chiarire il post «ferroviario» (11 dicembre).
Chiacchierando di questi temi, mi scappa spesso di pensare che le persone abbiano come interiorizzato la cartina delle ferrovie italiane, quella che si trovava appesa dentro le carrozze o nel volumone dell’orario generale. Era una mappa disegnata come una rete e forniva perciò un’idea fuorviante dell’Italia. (Il web è la rete per antonomasia, io invece continuo a pensare che ognuno «pesi» proporzionalmente ai propri contatti). Non s’immaginava da tale mappa che le zone costiere fossero più sviluppate dell’interno – anche nel senso: lo stato centrale investiva più risorse. Era anche difficile pensare che da Roma a Milano viaggiasse più gente che non da Bari ad Ancona. Gli italiani non si sono perciò accorti subito dell’invenzione – anche dell’impiego – della nozione «rami secchi». Molti connazionali non hanno nemmeno sognato gli effetti a lungo termine dell’Alta velocità – quelli delle zone escluse soprattutto. Le compagnie private sulle tratte più redditizie sono vissute come un sogno. Scrivevo di «un’iniziativa che potrebbe mettere fuori gioco ancor di più [Avezzano] dal circuito nazionale», in pratica: i possibili effetti derivanti dal Nuovo Corridoio Mediterraneo sommati all’esclusione dall’Alta velocità della tratta Roma-Pescara.
Ho raccontato la scorsa estate come un pugno di città olandesi, abbiano convertito moltissimi automobilisti all’uso dei mezzi pubblici o della bicicletta. È bastato rendere difficile ai motorizzati la vita sulla strada. (Si chiama politica tutto ciò).
Ho letto questo di recente, «Noi, e con noi intendo L’Aquila e tutto il territorio di riferimento, dobbiamo chiedere e mettere in campo progetti e azioni di sistema che puntino sulla ferrovia e sull’intermodalità: così acquistiamo la centralità che ci spetta come capoluogo d’Abruzzo», in Pietrucci: “In Commissione [Infrastrutture della Regione Abruzzo] le esigenze di sindaci, sindacati e Trenitalia”, in «LEditoriale» 13 dicembre 2017. Come dire? Il senso della geografia, della storia, dell’economia e altro…
Una considerazione. Si sono interessati al destino della vecchia Roma-Pescara: l’onorevole Gianni Melilla in un paio d’occasioni – è stato perfino rimbrottato da queste parti, lui vive sulla costa adriatica –, comprensibilmente Giuseppe Di Pangrazio che è d’Avezzano e la senatrice Stefania Pezzopane – dell’Aquila, anche dello stesso partito del citato consigliere regionale Pietrucci. Tutti gli altri uomini politici marsicani, quelli direttamente interessati – tranne ovviamente Di Pangrazio – impegnati in Regione, Provincia e Comuni, invece? (Sarebbe opportuno che s’impegnasse anche chi siede in Parlamento). I partiti politici e le numerose liste cosiddette civiche: è tanto difficile scrivere due righi sull’argomento e diffonderlo? Silenzio quasi di tomba invece nelle zone interessate, se si considera un comunicato (16 dicembre) dei dem d’Avezzano che però, non sanno dove andare a parare considerando che il Pd è al governo regionale e la partita si gioca da quelle parti.
In fondo è semplice: chi deve agitarsi maggiormente per evitare il declino della linea ferroviaria Roma-Pescara, gli abitanti di Salone, Tivoli o quelli di Carsoli, Tagliacozzo, Avezzano, Celano, Pescina?
Già, «Ce l’hanno tutti la macchina…».

Ci si risente alla fine dell’anno per gli auguri, salvo complicazioni. (Provo intanto a saperne di più sulla nuova legge urbanistica regionale ma non mi aspetto molto).

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