Ho iniziato a sbattermene
delle vicende legate al gruppo del Gran Sasso dopo un’intervista all’ideatore
dei laboratori che si trovano da quelle parti. Il giornalista chiese un
giudizio riguardante l’impatto ambientale dell’imponente struttura e Antonino
Zichichi, rispose che non era cambiato niente. Io invece da anni andavo
concionando che anche un metro quadrato di suolo cementificato o catramato
innescava dei dissesti ambientali. Era un potere troppo forte, pensai, meglio non
perderci tempo e soprattutto rovinarcisi la salute con l’Infn. (Ho il dovuto
rispetto per gli importantissimi esperimenti che si svolgono dentro quella
montagna).
Ho però letto di recente un
pezzo che mi ha oltremodo infastidito e fatto tornare indietro con la memoria –
mi ha dato fastidio anche leggerlo su quella testata: F. Carta, Gran Sasso, le “Iene” contro la scienza,
in «MicroMega» 1 dicembre 2017. (Acquisterò anche l’anno prossimo il loro Almanacco della scienza, indubbiamente).
Detto pezzo se la prende un
po’ con una trasmissione televisiva – «programma d’intrattenimento» – un altro
po’ con tutti gli altri. Proprio tutti. («Io vengo preso per il culo da
amareggiati colleghi di tutto il mondo, per la stupidità dei miei compaesani».
Mi viene da considerare – mi si perdoni il francesismo – che cazzo di colleghi
ti ritrovi…).
L’autore ha una visione
riduttiva di quello che è successo negli ultimi anni a proposito dei suddetti laboratori,
di quel gruppo montuoso e sarebbe bastata una rapida incursione su internet per
comprendere che il futuro esperimento
Sox, è solo una parte della questione. Chi ha dato lo spunto a tale «programma d’intrattenimento»? Tutto qua, il resto è
una scelta degli autori. Perché non attaccare direttamente gli ispiratori locali del servizio?
È stato per me un tuffo nel
passato, leggere «Decine e decine di fisici, teorici e sperimentali, non sono
poi esseri umani coglioni, e cercano anche loro di sopravvivere: non andrebbero
a lavorare ogni giorno in un posto che reputano pericoloso». Si tratta degli
stessi argomenti messi in circolazione, non appena l’Italia ebbe imboccato la
via del nucleare, pochi mesi dopo l’incidente a Three Mile Island (1979). E poi,
«Le denunce
di infortuni sul lavoro con esito
mortale presentate all’istituto [Inail] nei primi dieci mesi di quest’anno
sono state 864», in «LaRepubblica» 30 novembre 2017. (In Italia s’intende
– ho tralasciato i semplici incidenti –, sono miei i grassetti).
È simpatica anche questa: «Ora
chiedetevi di nuovo come funzioni la fuga dei cervelli. E [soprattutto] perché».
Conosco diverse persone che hanno i figli all’estero e mi raccontano che fuori
dall’Italia si trova lavoro più facilmente e si è pagati meglio – in aggiunta,
senza essere raccomandati. (Non solo i «cervelli» ma anche le braccia, potendo interessare).
Siamo stati invasi dai
geologi durante il Centenario del terremoto del 1915 nella Marsica; quegli
scienziati ci hanno spiegato, con ammirevole pazienza, un’infinità di cose su come
«funziona» la Terra. Non hanno certo fatto altrettanto nell’Aquilano i fisici
che sono rintanati nei laboratori del Gran Sasso.
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