martedì 5 dicembre 2017

Clercs

Ho iniziato a sbattermene delle vicende legate al gruppo del Gran Sasso dopo un’intervista all’ideatore dei laboratori che si trovano da quelle parti. Il giornalista chiese un giudizio riguardante l’impatto ambientale dell’imponente struttura e Antonino Zichichi, rispose che non era cambiato niente. Io invece da anni andavo concionando che anche un metro quadrato di suolo cementificato o catramato innescava dei dissesti ambientali. Era un potere troppo forte, pensai, meglio non perderci tempo e soprattutto rovinarcisi la salute con l’Infn. (Ho il dovuto rispetto per gli importantissimi esperimenti che si svolgono dentro quella montagna).
Ho però letto di recente un pezzo che mi ha oltremodo infastidito e fatto tornare indietro con la memoria – mi ha dato fastidio anche leggerlo su quella testata: F. Carta, Gran Sasso, le “Iene” contro la scienza, in «MicroMega» 1 dicembre 2017. (Acquisterò anche l’anno prossimo il loro Almanacco della scienza, indubbiamente).
Detto pezzo se la prende un po’ con una trasmissione televisiva – «programma d’intrattenimento» – un altro po’ con tutti gli altri. Proprio tutti. («Io vengo preso per il culo da amareggiati colleghi di tutto il mondo, per la stupidità dei miei compaesani». Mi viene da considerare – mi si perdoni il francesismo – che cazzo di colleghi ti ritrovi…).
L’autore ha una visione riduttiva di quello che è successo negli ultimi anni a proposito dei suddetti laboratori, di quel gruppo montuoso e sarebbe bastata una rapida incursione su internet per comprendere che il futuro esperimento Sox, è solo una parte della questione. Chi ha dato lo spunto a tale «programma d’intrattenimento»? Tutto qua, il resto è una scelta degli autori. Perché non attaccare direttamente gli ispiratori locali del servizio?
È stato per me un tuffo nel passato, leggere «Decine e decine di fisici, teorici e sperimentali, non sono poi esseri umani coglioni, e cercano anche loro di sopravvivere: non andrebbero a lavorare ogni giorno in un posto che reputano pericoloso». Si tratta degli stessi argomenti messi in circolazione, non appena l’Italia ebbe imboccato la via del nucleare, pochi mesi dopo l’incidente a Three Mile Island (1979). E poi, «Le denunce di infortuni sul lavoro con esito mortale presentate all’istituto [Inail] nei primi dieci mesi di quest’anno sono state 864», in «LaRepubblica» 30 novembre 2017. (In Italia s’intende – ho tralasciato i semplici incidenti –, sono miei i grassetti).
È simpatica anche questa: «Ora chiedetevi di nuovo come funzioni la fuga dei cervelli. E [soprattutto] perché». Conosco diverse persone che hanno i figli all’estero e mi raccontano che fuori dall’Italia si trova lavoro più facilmente e si è pagati meglio – in aggiunta, senza essere raccomandati. (Non solo i «cervelli» ma anche le braccia, potendo interessare).

Siamo stati invasi dai geologi durante il Centenario del terremoto del 1915 nella Marsica; quegli scienziati ci hanno spiegato, con ammirevole pazienza, un’infinità di cose su come «funziona» la Terra. Non hanno certo fatto altrettanto nell’Aquilano i fisici che sono rintanati nei laboratori del Gran Sasso.

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