(Non si
capiva 1. Il post precedente). Negli anni Novanta si è molto discusso del
principio di sussidiarietà nella
variabile «orizzontale» – da parte delle Onlus, ovviamente. Il meccanismo è
talmente diffuso, da essere oggi difficilmente rilevabile.
Ho accennato
al nostro Soccorso alpino di recente. Quanto costerebbe allo stato italiano la
costruzione, il mantenimento di un organismo in grado d’intervenire
tempestivamente per trovare i dispersi in montagna, in ogni condizione
meteorologica? (Sto parlando di un ambiente per sé ostile anche con il bel
tempo, e ci vogliono molta competenza e coraggio da parte di chi soccorre). Nell’ultimo
post ho raccontato la pulitura di alcuni ambienti: quanto dovrebbe tirar fuori
il contribuente italiano per mettere su un corpo che provveda periodicamente a
ripulire le sponde dei nostri corsi d’acqua dai rifiuti che molti connazionali depositano
da quelle parti? (Vi è bisogno di gente particolarmente motivata e curiosa).
Passo ai «vicini» di casa. Quanto costerebbero all’Italia (stipendi,
contributi, scartoffie, eccetera) quattro, sei ore settimanali d’insegnamento
della nostra lingua alla decina di profughi che passano almeno un anno, da
queste parti in una struttura privata?
(Quello che gli dà lezioni d’agricoltura da alcune settimane, invece?).
Ecco, da
decenni le amministrazioni (centrali, periferiche) non riescono a coprire i
bisogni del territorio ed entrano in ballo le associazioni private, come ho
scritto. Questo è l’ambiente in cui viviamo immersi da decenni, l’aria che respiriamo – che piaccia o no. (Da oltre un
anno è di gran moda attaccare pesantemente e indistintamente le organizzazioni che
hanno a che vedere, in qualche maniera, con i migranti provenienti dall’Africa
sub-sahariana: gli stessi gentiluomini col cazzo – mi si perdoni il francesismo
– riservano un simile trattamento anche alle Onlus e alle associazioni che
aiutano gli anziani soli e in difficoltà o i malati gravi). A proposito dello
stato che si sta sempre più ritirando: quando, chi ha inventato le pensioni
integrative?
(Non si
capiva 2. Il post del 5 luglio 2018). Mi sono inserito nella polemica
sull’università ad Avezzano (pubblica, privata, così-così, a venire, eccetera);
l’ho fatto a modo mio e non poteva andare diversamente. Mi sono schierato con
chi questa volta, secondo la banale usanza locale da un anno a questa parte: Di
Pangrazio o De Angelis? (Ho raccontato come nessuno abbia risposto alla
domanda, non mia e non peregrina, se conviene
mantenere una facoltà ad Avezzano). La chiave – più che la risposta in realtà –
si trova come in altre occasioni in coda al citato post anzi, peggio. Il
poscritto – riferito en passant al
«capoluogo regionale» e perciò agli aquilani – recita, infatti: «L’operazione
Gran Sasso Science Institute è stata, sicuramente, un colpo da maestro». Confermo e lo ripeto in grassetto a scanso di
altri equivoci; non v’è traccia né dell’ex-sindaco d’Avezzano, né dell’attuale,
né tantomeno dei 42mila avezzanesi – che hanno tutto da imparare da quella
vicenda, davvero. Tutto, dall’a alla zeta. (Già, che cosa pensavo di quegli
interventi? A proposito: qualcuno che abbia scritto qualcosa su Gssi nella
Marsica?)
Ho riportato questa notizia nell’ultimo
post: «Nel 2017 c’erano diciassette avezzanesi in meno rispetto all’anno
precedente». Chi ne ha parlato da queste parti?
Non proverò
per niente a essere più chiaro, quando scrivo.
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