domenica 8 luglio 2018

Non

(Non si capiva 1. Il post precedente). Negli anni Novanta si è molto discusso del principio di sussidiarietà nella variabile «orizzontale» – da parte delle Onlus, ovviamente. Il meccanismo è talmente diffuso, da essere oggi difficilmente rilevabile.
Ho accennato al nostro Soccorso alpino di recente. Quanto costerebbe allo stato italiano la costruzione, il mantenimento di un organismo in grado d’intervenire tempestivamente per trovare i dispersi in montagna, in ogni condizione meteorologica? (Sto parlando di un ambiente per sé ostile anche con il bel tempo, e ci vogliono molta competenza e coraggio da parte di chi soccorre). Nell’ultimo post ho raccontato la pulitura di alcuni ambienti: quanto dovrebbe tirar fuori il contribuente italiano per mettere su un corpo che provveda periodicamente a ripulire le sponde dei nostri corsi d’acqua dai rifiuti che molti connazionali depositano da quelle parti? (Vi è bisogno di gente particolarmente motivata e curiosa). Passo ai «vicini» di casa. Quanto costerebbero all’Italia (stipendi, contributi, scartoffie, eccetera) quattro, sei ore settimanali d’insegnamento della nostra lingua alla decina di profughi che passano almeno un anno, da queste parti in una struttura privata? (Quello che gli dà lezioni d’agricoltura da alcune settimane, invece?).
Ecco, da decenni le amministrazioni (centrali, periferiche) non riescono a coprire i bisogni del territorio ed entrano in ballo le associazioni private, come ho scritto. Questo è l’ambiente in cui viviamo immersi da decenni, l’aria che respiriamo – che piaccia o no. (Da oltre un anno è di gran moda attaccare pesantemente e indistintamente le organizzazioni che hanno a che vedere, in qualche maniera, con i migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana: gli stessi gentiluomini col cazzo – mi si perdoni il francesismo – riservano un simile trattamento anche alle Onlus e alle associazioni che aiutano gli anziani soli e in difficoltà o i malati gravi). A proposito dello stato che si sta sempre più ritirando: quando, chi ha inventato le pensioni integrative?
(Non si capiva 2. Il post del 5 luglio 2018). Mi sono inserito nella polemica sull’università ad Avezzano (pubblica, privata, così-così, a venire, eccetera); l’ho fatto a modo mio e non poteva andare diversamente. Mi sono schierato con chi questa volta, secondo la banale usanza locale da un anno a questa parte: Di Pangrazio o De Angelis? (Ho raccontato come nessuno abbia risposto alla domanda, non mia e non peregrina, se conviene mantenere una facoltà ad Avezzano). La chiave – più che la risposta in realtà – si trova come in altre occasioni in coda al citato post anzi, peggio. Il poscritto – riferito en passant al «capoluogo regionale» e perciò agli aquilani – recita, infatti: «L’operazione Gran Sasso Science Institute è stata, sicuramente, un colpo da maestro». Confermo e lo ripeto in grassetto a scanso di altri equivoci; non v’è traccia né dell’ex-sindaco d’Avezzano, né dell’attuale, né tantomeno dei 42mila avezzanesi – che hanno tutto da imparare da quella vicenda, davvero. Tutto, dall’a alla zeta. (Già, che cosa pensavo di quegli interventi? A proposito: qualcuno che abbia scritto qualcosa su Gssi nella Marsica?)
Ho riportato questa notizia nell’ultimo post: «Nel 2017 c’erano diciassette avezzanesi in meno rispetto all’anno precedente». Chi ne ha parlato da queste parti?

Non proverò per niente a essere più chiaro, quando scrivo.

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