sabato 7 luglio 2018

Desert Players

Racconto una vicenda minuscola ma che ben chiarisce qualche aspetto della mentalità locale. Nei giorni passati ho discusso con più persone sulla liceità dell’iniziativa curata dall’assessore all’Ambiente «Dona un albero alla città». (Dono, cfr.: M. Mauss, Essai sur le don. Forme et raison de l'échange dans les sociétés archaïques, 1924). Al solito, la faccenda è stata inquadrata nella lunga tenzone tra «quei due». Io domandavo: «È contraria a qualche legge dello Stato, della nostra Costituzione?». No, e allora? Perché è possibile tutto ciò, di là della citata legge 10, 14 gennaio 2013?
Vado a memoria. Quarant’anni fa, succedeva che un gruppo di cittadini scriveva al sindaco segnalando il degrado di una zona. Non produceva generalmente effetti tale denuncia e allora i gruppi si muovevano autonomamente per ripulire che so, una piazza, un parco, un lungofiume. Tale comportamento – poco mediterraneo – si è enormemente diffuso da noi soprattutto negli anni Novanta e nei campi più diversi. (Il volontariato non è una pratica obbligatoria in Italia come in altri Paesi).
In breve: lo Stato non riesce a garantire determinati servizi e allora ci pensano – alla loro maniera ci mancherebbe –, i cittadini. (Un esempio. I nostri governi, nonostante la lettera finale di Miur, spendono poco nella ricerca per motivi che non interessano e allora spuntano Airc, Lilt, Fondazione Veronesi, Telethon, eccetera).
Ci siamo abituati negli anni anche ad Avezzano alle giornate ecologiche per recuperare rifiuti sul monte Salviano e altre zone della città; non è un problema se tali occasioni sono proposte dall’associazione X, Y o dal Comune. La qualità dei luoghi migliora indubbiamente dopo simili operazioni – a costo zero per la collettività. Non c’è perciò da scandalizzarsi se l’assessore Crescenzo Presutti chiede a singoli cittadini, associazioni e imprese di tirar fuori 250 euro per piantare un albero in modo da incrementare il nostro patrimonio arboreo – a costo zero per la collettività, anche in questo caso. Chiede appunto, non obbliga.

(Nel 2017 c’erano diciassette avezzanesi in meno rispetto all’anno precedente. Bisognerebbe preoccuparsi per questo non di altro).

Nessun commento:

Posta un commento