L’insolitamente lunga vicenda del
mercato settimanale d’Avezzano indica almeno la cifra attuale della politica
locale. Un sindaco attua tutto o una parte del suo programma perché ha ricevuto
mandato dall’elettorato; può inoltre prendere delle altre iniziative, sorretto
dalla sua maggioranza nel Consiglio comunale e anche per non avere nessun altro
che decide sopra di lui.
Non c’è perciò da gridare allo
scandalo, se un’Amministrazione comunale decide di spostare il mercato
settimanale: è un fatto già successo diverse volte, in Italia. Entrano in ballo
da noi leggi e regolamenti provenienti dallo stato centrale, a detta del primo
cittadino; secondo me vi è stata anche una certa volontà di allontanare dal
Quadrilatero il mercato del sabato – si affaccia però un’idea di città a questo
punto.
Chi si è opposto ha fatto ricorso agli
argomenti della Storia, della localizzazione e altro. (La storia intesa come
eterno presente, non come un dipanarsi di avvenimenti e di cambiamenti). Si è
trattato di argomentazioni deboli perché in realtà la categoria interessata è
stata abituata da decenni a far pesare i propri diktat, su alcune aree della vita amministrativa locale; ciò è
dimostrato anche dalla sua caparbietà e da una sorta d’incredulità per come
procedevano gli eventi.
È bene essere chiari. Primo.
L’Amministrazione comunale non ha abolito il mercato settimanale, né ha ridotto
o aumentato il numero degli stalli. Secondo. Il Comune non può intervenire
sulla posizione economica dei cittadini e perciò del frequentatore medio del
mercato; l’ente pubblico non può ridurre in nessuna maniera il loro numero.
(Vale lo stesso discorso a proposito delle piste ciclabili e del restyling di piazza Risorgimento). Il
mercato del sabato è retto, nello stesso tempo, sia dagli ambulanti sia dai
compratori. Terzo. Non è previsto un pedaggio o un biglietto d’ingresso a chi
raggiunge Avezzano il sabato mattina, né chi esce, deve pagare un qualche dazio.
D’altra parte sia la multisala Astra sia il miglior ristorante della città (Mammaròssa)
sono essi lontani dal Quadrilatero eppure, abbastanza frequentati da rimanere
in attività ormai da anni. (Dove si trova la maggioranza degli uffici, delle
scuole, i locali più spaziosi e preferiti nel capoluogo marsicano? Gli abitanti
invece?)
È bene distinguere, in questa vertenza,
chi lavora nel comparto del commercio da chi fa politica. Sono comprensibili in
qualche misura i primi, mentre i secondi hanno meno giustificazioni. È
dilettantesco, da parte di un qualsiasi raggruppamento politico, appiattirsi su
un’altrui rivendicazione: un partito dovrebbe avere un’idea certo più ampia che
qualsiasi altra formazione riguardo alla società in cui opera. (Anche non poter
sfruttare una simile azione in occasione delle prossime Amministrative,
considerando che il voto d’opinione è piuttosto marginale ad Avezzano. Mi si
perdoni la confidenza: trovo scandalosamente alta la percentuale dei votanti,
almeno io)
Ho già riportato altrove questi brani.
1) «Neanche la pioggia ha scoraggiato gli ambulanti che hanno deciso di
perseverare contro la decisione e di fare muro contro [muro] riguardo alla
decisione di trasferimento, dovuta prevalentemente a motivi di riorganizzazione
per la sicurezza ma, secondo i commercianti, anche ad altri motivi», MarsicaLive
6 ottobre 2018. 2) Lo spostamento del mercato del sabato è «una scelta che, […]
nasconde forse interessi illegittimi di chi dovrebbe perseguire il bene comune
e non il proprio», Francesco Eligi 27 ottobre. 3) Francesco Eligi: «Il sindaco
tiene in considerazione i suoi interessi, personali e illegittimi», MarsicaLive 7 novembre 2018. 4)
«Confermiamo – conclude Di Pangrazio – che faremo un esposto chiedendo di
verificare la vera motivazione per la quale si sta spostando il mercato storico
dal centro della città di Avezzano», Site
8 novembre 2018. Insomma, a distanza di settimane: Gabriele De Angelis ha nascosto qualcosa ai concittadini in
questa vicenda, sì o no? Che cosa, se
sì?
La questione risiede perciò almeno
nelle costumanze politiche locali e nell’inconsistenza dell’azione
dell’opposizione. È purtroppo mancato anche in questo frangente il pubblico dibattito: ci voleva tanto a
un giornalista – era sufficiente uno –, sistemare dietro un microfono o una
video-camera, un membro della Giunta e un rappresentante dei commercianti o
dell’opposizione, vis-à vis, per
intervistarli insieme? (Il Martello del
Fucino, 11 2018).
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