Nel post precedente ho mostrato gli
effetti del provincialismo sulla vita politica locale, vi è dell’altro.
Propongo una breve galleria attingendo da quanto pubblicato negli ultimi mesi sulla
questione della pista ciclabile, in ordine temporale.
A) Confcommercio Imprese Avezzano: «La
pista ciclabile costosa, inutile e pericolosa, andrebbe rimossa; non siamo
contro le piste ciclabili, ma vorremmo che fossero fatte con criterio e in zone
diverse dal Centro», in «TerreMarsicane» 14 settembre 2018. È bene ricordare
che non ha mai specificato quali sono i criteri per costruire le piste
ciclabili, negli ultimi trent’anni; inoltre dove vorrebbe che essa fosse
costruita: via G. Tartini, via delle Ginestre, via V. Gioberti, altra strada? Inoltre,
la stessa associazione ha aderito con un volantino alla protesta degli
ambulanti del 29 settembre, aggiungendo però di suo la contrarietà alla «realizzazione
della pista ciclabile» – in nemmeno due settimane. B) Gianni Napoleone: «Adesso
[però] mi domando e dico, [perché] questa amministrazione sta cercando in tutti
i modi di desertificare il centro distruggendo l’economia del centro
commerciale di Avezzano?», 9 ottobre 2018. È una domanda retorica? Sì ma per
una o più categorie di persone, non per tutti gli avezzanesi. (Cfr. i miei 10 e
23 ottobre, 1° novembre: si scorge una forma di complottismo). C) L’ex-maggioranza
+ M5s: «Una pista ciclabile pericolosa, inadeguata, né illuminata né
opportunamente segnalata in tanti tratti, e che non ha cambiato di una virgola,
se non in peggio, la mobilità degli avezzanesi». E subito dopo: «Strutture e
spazio per i ciclisti sono fondamentali per realizzare una città moderna, […] vi
era un complesso e valido progetto per la realizzazione di una pista ciclabile»,
in «MarsicaLive» 28 ottobre 2018. D) «Francesco Eligi, […] M5S ha ribadito
l’importanza di una pista ciclabile struttura[ta] in maniera migliore, più a
suo agio all’interno dell’urbanistica cittadina», in «MarsicaLive» 7 novembre
2018. Vedi A, anche se il suo ragionamento certo più strutturato, è più fragile
– prevale lo zoning nell’urbanistica,
tanto per dirne una. E) «il consigliere Gallese, ha asserito di essere
sostenitore della valenza della pista ciclabile ma non di come è stata
concepita», in «Site» 8 novembre 2018. Vedi ancora A.
Si nota una serie di contraddizioni in
questa sfilata: è tuttora considerato un peccato in Occidente; la cosa peggiore
in realtà è la subalternità. (Chi attacca non dev’essere subalterno altrimenti
è un dilettante). Morale della storia particolare: conviene tenersi quella che
c’è (pista ciclabile) in mancanza d’altro, non di meglio.
(Beati
monoculi in terra caecorum). Massimo Verrecchia (Fdi) rimedia una figura un
poco migliore. Lui ha giocato – purtroppo solo all’inizio –, la carta del benaltrismo «Nella nostra città ci sono
altre priorità come: le vie dissestate in molti quartieri e frazioni, in alcune
di esse mancano anche i punti luce (vedi via Piè le Pogge e anche via del
Pioppo) in altre non funzionano; molti marciapiedi sono ancora rotti altri
dovrebbero essere creati», 26 luglio; anche «poteva lasciare il posto a cose
più serie e utili per la città», 3 agosto. (È fuffa la prima, alla luce della
mia esperienza a piedi della periferia negli ultimi mesi).
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