martedì 20 novembre 2018

Andare a rimorchio

Nel post precedente ho mostrato gli effetti del provincialismo sulla vita politica locale, vi è dell’altro. Propongo una breve galleria attingendo da quanto pubblicato negli ultimi mesi sulla questione della pista ciclabile, in ordine temporale.
A) Confcommercio Imprese Avezzano: «La pista ciclabile costosa, inutile e pericolosa, andrebbe rimossa; non siamo contro le piste ciclabili, ma vorremmo che fossero fatte con criterio e in zone diverse dal Centro», in «TerreMarsicane» 14 settembre 2018. È bene ricordare che non ha mai specificato quali sono i criteri per costruire le piste ciclabili, negli ultimi trent’anni; inoltre dove vorrebbe che essa fosse costruita: via G. Tartini, via delle Ginestre, via V. Gioberti, altra strada? Inoltre, la stessa associazione ha aderito con un volantino alla protesta degli ambulanti del 29 settembre, aggiungendo però di suo la contrarietà alla «realizzazione della pista ciclabile» – in nemmeno due settimane. B) Gianni Napoleone: «Adesso [però] mi domando e dico, [perché] questa amministrazione sta cercando in tutti i modi di desertificare il centro distruggendo l’economia del centro commerciale di Avezzano?», 9 ottobre 2018. È una domanda retorica? Sì ma per una o più categorie di persone, non per tutti gli avezzanesi. (Cfr. i miei 10 e 23 ottobre, 1° novembre: si scorge una forma di complottismo). C) L’ex-maggioranza + M5s: «Una pista ciclabile pericolosa, inadeguata, né illuminata né opportunamente segnalata in tanti tratti, e che non ha cambiato di una virgola, se non in peggio, la mobilità degli avezzanesi». E subito dopo: «Strutture e spazio per i ciclisti sono fondamentali per realizzare una città moderna, […] vi era un complesso e valido progetto per la realizzazione di una pista ciclabile», in «MarsicaLive» 28 ottobre 2018. D) «Francesco Eligi, […] M5S ha ribadito l’importanza di una pista ciclabile struttura[ta] in maniera migliore, più a suo agio all’interno dell’urbanistica cittadina», in «MarsicaLive» 7 novembre 2018. Vedi A, anche se il suo ragionamento certo più strutturato, è più fragile – prevale lo zoning nell’urbanistica, tanto per dirne una. E) «il consigliere Gallese, ha asserito di essere sostenitore della valenza della pista ciclabile ma non di come è stata concepita», in «Site» 8 novembre 2018. Vedi ancora A.
Si nota una serie di contraddizioni in questa sfilata: è tuttora considerato un peccato in Occidente; la cosa peggiore in realtà è la subalternità. (Chi attacca non dev’essere subalterno altrimenti è un dilettante). Morale della storia particolare: conviene tenersi quella che c’è (pista ciclabile) in mancanza d’altro, non di meglio.

(Beati monoculi in terra caecorum). Massimo Verrecchia (Fdi) rimedia una figura un poco migliore. Lui ha giocato – purtroppo solo all’inizio –, la carta del benaltrismo «Nella nostra città ci sono altre priorità come: le vie dissestate in molti quartieri e frazioni, in alcune di esse mancano anche i punti luce (vedi via Piè le Pogge e anche via del Pioppo) in altre non funzionano; molti marciapiedi sono ancora rotti altri dovrebbero essere creati», 26 luglio; anche «poteva lasciare il posto a cose più serie e utili per la città», 3 agosto. (È fuffa la prima, alla luce della mia esperienza a piedi della periferia negli ultimi mesi).

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