Mi piace correggere quello
che scrivo, quando sbaglio; si tratta di precisare questa volta perché c’era un’ombra
di ambiguità. È questo il punto di partenza:
Sono nuovamente passato
alla fine di via Trieste pochi giorni fa e mi sono accorto che degli undici delineatori piantati sulla carreggiata,
ne resta in piedi solo uno: ne sono stati abbattuti dieci, a calci e sparsi nel Quadrilatero. (Si notano ancora i loro
basamenti). Alcuni automobilisti se ne infischiano della striscia continua
bianca – ciò che rappresenta in quella confluenza –, approfittando delle due «brecce»
aperte, ormai da mesi; gli stessi parcheggiano, dove preferiscono – in zona
vietata, si capisce.
Eppure, dava un’idea di
ordine, razionalità, novità quel tratto di strada, appena ultimati i lavori per
la nuova segnaletica e per qualche mese. (Sembrava lo scorcio di un’altra
città, più grande). Una cosa del genere non è apparsa tra le notizie locali, a
differenza di uno specchietto retrovisore
di autoveicolo (privato) distrutto: gli avezzanesi se ne sbattono,
generalmente, quando entrano in ballo i quattrini pubblici, il lavoro degli altri.
(Il giorno seguente, la citata
notizia delle automobili «in trappola» – apparsa su TerreMarsicane – è finita su BikeItalia:
ormai noi raggiungiamo la ribalta nazionale solo per simili ridicoli fatti).
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