venerdì 17 novembre 2017

Good news

Tanto per chiudere la vicenda dell’ex-clinica Santa Maria. Se n’è parlato in giro e in una maniera che ho apprezzato, in qualche modo. C’è però qualcosa che non torna.
Il sindaco: «Si tratta di una situazione di emergenza che abbiamo ereditato e che va avanti da anni ma che va affrontata con la dovuta celerità», AvezzanoInforma. È una frase fatta, vecchia di ventitré anni, però voglio analizzarla. L’eredità è qualcosa che si può rifiutare. Non si può invece, rispedire indietro una simile situazione; è purtroppo sconosciuto chi la passa e soprattutto la sua consistenza. Io invece faccio cominciare questa storia dagli anni Ottanta – mi verrebbe da nominare Margaret Thatcher (1979-90) da strummeriano della prima ora. (Lo so, avevo parlato di Homo erectus in precedenza). In quel tempo, erano difficili da scorgere in lontananza le giunte Di Pangrazio (2012-17), Floris (2002-07 e 2007-12) e Spallone (1993-97 e 1997-2002). È a questo punto «una situazione di emergenza» oppure «va avanti da anni»? Soprattutto, quanti ne sono quelli che se la passano (molto) male (italiani, stranieri) ad Avezzano? Sommando i dati dei servizi sociali del Comune con quelli Caritas, si perviene a una cifra approssimata per difetto.
Non si tratta solo di vicende legate all’andamento economico che riguardano alcuni Paesi europei, l’esperienza recente ci ha insegnato che il numero degli homeless cresce anche in seguito a crisi ambientali, economiche e politiche (frammentazione o unificazione di stati, rivolte, guerre) nei paesi del Terzo mondo, ma non solo in quella zona del Pianeta. Non l’ho mai presa perciò con un qualsiasi sindaco avezzanese in tanti anni, nel vedere determinate persone a zonzo per la città o che si aggirano intorno a qualche fabbricato. (Consiglio di rileggere Z. Bauman quando descriveva le società contemporanee che producono scarti umani e poi non sanno come smaltirli). Però… È necessario e urgente parlar chiaro con tutti da parte di chi amministra, nel senso che non si possono dire, consigliare o richiedere le identiche cose alla stazione dei carabinieri, alla polizia locale, ai commercianti, gli artigiani e ai residenti. È bene anche – ripeto – non trattare le varie tipologie di senza-tetto allo stesso modo per evitare spurie e pessime alleanze. (Tra poco più di un mese giungeranno nel nostro centro cittadino i soliti sette, otto accattoni stagionali – è lo stesso numero da almeno una decina d’anni –, rimarranno qui per i classici tre o quattro giorni fino alla notte di Natale).
Ho portato l’esempio della nostra stazione ferroviaria così uguale a tante altre per via dei personaggi che vi gravitano intorno. Pensate che a Milano, Roma, Torino o in altre città non abbiano mai provato a sloggiare le prostitute, gli spacciatori, i vagabondi, i senza-tetto, i questuanti? Loro tornano ogni volta, tutti o quasi, dopo pochi giorni, alla spicciolata.
(Ho apprezzato una volta tanto Augusto Di Bastiano: «I senza tetto vagano per la città chiuso un posto se ne apre presto un altro». Nominando la buonanima mi sono tornati alla mente due suoi versi profetici per l’Italia: ‘They say it would be wine and roses | If England were for Englishmen again’, 1980).

Il titolo del post? Ieri pomeriggio hanno finalmente sistemato la rete di protezione dell’ex-clinica Santa Maria che rischiava di rovinare sul marciapiede; penso che sia nato tutto da quello.

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