Tanto per chiudere la
vicenda dell’ex-clinica Santa Maria. Se n’è parlato in giro e in una maniera
che ho apprezzato, in qualche modo. C’è però qualcosa che non torna.
Il sindaco: «Si tratta di
una situazione di emergenza che abbiamo ereditato e che va avanti da anni ma
che va affrontata con la dovuta celerità», AvezzanoInforma.
È una frase fatta, vecchia di ventitré anni, però voglio analizzarla. L’eredità è qualcosa che si può rifiutare.
Non si può invece, rispedire indietro
una simile situazione; è purtroppo sconosciuto chi la passa e soprattutto la sua consistenza. Io invece faccio cominciare questa storia dagli anni
Ottanta – mi verrebbe da nominare Margaret Thatcher (1979-90) da strummeriano della prima ora. (Lo so,
avevo parlato di Homo erectus in
precedenza). In quel tempo, erano difficili da scorgere in lontananza le giunte
Di Pangrazio (2012-17), Floris (2002-07 e 2007-12) e Spallone (1993-97 e
1997-2002). È a questo punto «una situazione di emergenza» oppure «va avanti da anni»? Soprattutto, quanti ne sono quelli che
se la passano (molto) male (italiani, stranieri) ad Avezzano? Sommando i dati
dei servizi sociali del Comune con quelli Caritas, si perviene a una cifra
approssimata per difetto.
Non si tratta solo di
vicende legate all’andamento economico che riguardano alcuni Paesi europei, l’esperienza
recente ci ha insegnato che il numero degli homeless
cresce anche in seguito a crisi ambientali, economiche e politiche (frammentazione
o unificazione di stati, rivolte, guerre) nei paesi del Terzo mondo, ma non
solo in quella zona del Pianeta. Non l’ho mai
presa perciò con un qualsiasi sindaco avezzanese in tanti anni, nel vedere
determinate persone a zonzo per la città o che si aggirano intorno a qualche
fabbricato. (Consiglio di rileggere Z. Bauman quando descriveva le società
contemporanee che producono scarti umani e poi non sanno come smaltirli). Però…
È necessario e urgente parlar chiaro con tutti da parte di chi amministra, nel
senso che non si possono dire, consigliare o richiedere le identiche cose alla stazione dei carabinieri, alla polizia locale,
ai commercianti, gli artigiani e ai residenti. È bene anche – ripeto – non
trattare le varie tipologie di senza-tetto allo stesso modo per evitare spurie
e pessime alleanze. (Tra poco più di un mese giungeranno nel nostro centro
cittadino i soliti sette, otto accattoni stagionali
– è lo stesso numero da almeno una decina d’anni –, rimarranno qui per i
classici tre o quattro giorni fino alla notte di Natale).
Ho portato l’esempio della
nostra stazione ferroviaria così uguale a tante altre per via dei personaggi
che vi gravitano intorno. Pensate che a Milano, Roma, Torino o in altre città non
abbiano mai provato a sloggiare le prostitute, gli spacciatori, i vagabondi, i
senza-tetto, i questuanti? Loro tornano ogni volta, tutti o quasi, dopo pochi
giorni, alla spicciolata.
(Ho apprezzato una volta
tanto Augusto Di Bastiano: «I senza tetto vagano per la città chiuso un posto
se ne apre presto un altro». Nominando la buonanima mi sono tornati alla mente
due suoi versi profetici per l’Italia: ‘They
say it would be wine and roses | If
England were for Englishmen again’, 1980).
Il titolo del post? Ieri pomeriggio
hanno finalmente sistemato la rete di protezione dell’ex-clinica Santa Maria
che rischiava di rovinare sul marciapiede; penso che sia nato tutto da quello.
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