Ne aggiungo un altro perché
nonostante una settimana d’interventi e lettere al Centro (cartaceo), la polemica non si è ancora placata; ho notato che
adesso ha contagiato un po’ tutti, il benaltrismo.
Sono d’accordo con Luciano
D’Alfonso quando rimprovera di goliardia il consiglio comunale di Pescara che
ha approvato un impegno del Comune per ottenere il capoluogo di Regione. La
stessa richiesta potrebbe essere definita ancora una goliardata tra dieci,
quindici anni? Cominciando casomai con l’adottare delle politiche comuni, in
diversi settori da parte dei tre enti pubblici? Proponendo, ancora in tre o
come Nuova Pescara, progetti e iniziative comuni alla Regione o al governo
centrale della Repubblica democratica? (Chiedo: perché in Italia hanno
istituito le Autorità di bacino?).
L’azione dei duecentomila
abruzzesi che vivono a stretto contatto
sulla costa adriatica è una maniera di muoversi o forse di reagire a una
situazione, gli altri corregionali invece? Che cosa hanno immaginato L’Aquila,
la Marsica, Sulmona per il loro futuro? («le cose non “sono”: accadono», per
dirla con il fisico Carlo Rovelli). Di là dallo sventolare blasoni o quarti di
nobiltà – che non incantano nessuno – e chiacchierare di turismo, non si è
visto altro negli ultimi decenni, nell’Abruzzo interno.
(È tutta da dimenticare la
polemica tra il sindaco di Tagliacozzo e Gianni Melilla sul «treno veloce»
Roma-Pescara).
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