Sto battendo
la periferia d’Avezzano in questo periodo, come ho annunciato una decina di
giorni fa e non ho molto tempo per il blog. (Dovrei averne per qualche mese, è
per il seguito di Beth). Che cosa
penso dell’Urban Center d’Avezzano? È bene non illudersi troppo; seguo la
cronaca di Roma, Milano, Torino e saltuariamente Bologna: è stata una
piccolissima conquista, considerando anche che si tratta di Città metropolitane
e perciò province. Ci si parla di più tra istituzioni e alcuni cittadini con un
simile strumento ma bisogna tenere conto che si tratta di luoghi che ospitano
facoltà universitarie a differenza d’Avezzano. (Nel senso: vi è chi propone, dice qualcosa in ogni modo). Sono
perciò scettico, attendo qualche risultato prima di poter giudicare. (Date uno sguardo al sito UC di Bologna).
Non ho
capito il nesso con questa, «Durante la presentazione sono stati comunicati i
piani in essere quali in cantiere la sistemazione di piazza del Mercato, […] la
prossima settimana si avvierà la progettazione e la sistemazione dell’ex
[Onmi]», in L. Novorio, Urban Center: una
casa di vetro per Avezzano, in «TerreMarsicane» 6 febbraio 2018.
Girando a
piedi la città profonda, in cui abitano i nove decimi della popolazione del
capoluogo, io provo un leggero disagio a leggere un simile elenco: «Progetti di
restyling del centro storico, piani di mobilità urbana e isola pedonale, opere
pubbliche di rilievo, progetti di qualità urbana, piano regolatore generale». Sarà
l’età, ma ignoro il significato di: «progetti di qualità urbana».
Non mi deve
interessare com’è stato disegnato il logo – ho un evidente conflitto
d’interesse –, però posso dire qualcosa sull’idea che vi è dietro: rappresenta la città europea come noi l’abbiamo
pensata fino alla fine degli anni Ottanta, nonostante stesse già cambiando.
Sono
capitato a piazza A. Torlonia sabato scorso e ho notato che sono scomparsi i
monconi degli alberi abbattuti. Si fa
proprio così in casi del genere, si butta giù un albero malato e si fa spazio
per ripiantarlo; noi avezzanesi non siamo stati abituati per generazioni a
vedere tali operazioni, una dopo l’altra. (Ne scrivo perché non molti l’hanno
capito).
Nessun commento:
Posta un commento