Nel post dell’11 giugno, ho ricostruito l’inizio di
tale vicenda: 7 marzo 2018. L’ambientalista è quel tipo che dice generalmente:
«Sì, ma…» oppure «No, ma…». («No all’energia dal fossile ma sì a quelle rinnovabili»).
Per il politico esiste generalmente sì o no: può permettersi il lusso di
cambiare spesso idea, soprattutto nel Meridione dominato dal clientelismo più
becero nei rapporti sociali. Il primo è quello che deve giustificare,
aggiungere un’altra possibilità ai suoi dinieghi, mentre il secondo no.
L’ambientalista prenderebbe a scrivere a testate giornalistiche,
amministratori, altre associazioni, non appena conosciuto il contenuto di un
progetto che non approva – 15 mesi fa nel nostro caso. Il tempo serve
per trovare alleanze, accordi e soluzioni. Il partito, il sindacato e
l’associazione di categoria protestano all’ultimo momento – come mi dimostra
l’esperienza – perché sono pesci che nuotano nella stessa acqua, dove
sono in vigore le stesse regole. Deriva dalla mia età la domanda: chi hanno
presentato o sostenuto alle Amministrative 2017 Auser, Cisl, Movimento
cristiano lavoratori? (Il meccanismo della «cinghia di trasmissione» non ha
riguardato solo Pci e Cgil per decenni, in Italia). Un’altra prova: «ristabilire
un rapporto di seria e rispettosa collaborazione con le associazioni di
categoria locali», auspica il gruppone degli ex consiglieri comunali, l’11
giugno 2019. Ergo: interessi di
categoria sì, quelli pubblici o diffusi, no. La cosa più
ridicola è quando, nel loro copione, questi personaggi infilano un
ambientalismo vintage, fuori
dall’attuale dibattito – ne ho già trattato lo scorso 10 giugno. (È
consigliabile da parte di un ambientalista, spingere per rimuovere qualche
chilometro quadrato di asfalto e cemento inutile, più che non far
sostituire sette alberi seppur «secolari» o «storici», ad Avezzano.
Arrabbiarsi con i sushi bar…).
Ho citato nel blog almeno tre volte l’abbattimento
di alcuni pini su via M. Kolbe durante la lunga campagna elettorale per le
Amministrative 2017 – c’entrava perciò l’amministrazione Di Pangrazio. È finita
lì, non sono stati piantati nuovi alberi al loro posto. Ci fosse stato qualche
soggetto che abbia detto o scritto mezza parola di protesta, allora come in
seguito, nel lungo elenco che ho pubblicato nel precedente post. Potrei citare
degli altri casi durante le amministrazioni Spallone, Floris e Di Pangrazio.
Gabriele De Angelis è stato quello che ha piantato nuovi alberi al posto dei
recisi più degli altri tre sindaci appena nominati: è bene riconoscerlo,
senza bisogno di elaborati calcoli.
(Facebook). Mi hanno
raccontato di qualche commento che ha provato ad avvicinare i riottosi.
«Alberi» e «pista ciclabile» sono due cose diverse: lo so bene e perciò li
posso scrivere tra virgolette però hanno dei legami tra loro. E poi: poteva chiedere
l’adesione a quella manifestazione – a me, all’associazione cui appartengo –,
il Movimento 5 stelle dopo essersi lungamente speso per impedire, sabotare, rimuovere la nuova pista ciclabile? Per
capirsi: uno che va in bicicletta o a piedi produce meno, più o le stesse sostanze inquinanti di chi si muove con
un mezzo a motore privato? Per abbassare l’inquinamento atmosferico è
necessario, essenzialmente, ridurre la
quantità delle sostanze che noi v’immettiamo; ben vengano gli alberi –
vecchi, nuovi, così-così, tanti-tanti-tanti, poi.
Spunta un secondo
elemento: l’ipocrisia. «ipocriṡìa (ant. ipocreṡìa e pocriṡìa) s. f. [dal gr. ὑποκρισίη, forma rara per ὑπόκρισις «simulazione», der. di ὑποκρίνω «separare, distinguere», e nel medio ὑποκρίνομαι «sostenere una parte, recitare, fingere»]». Il solito, provvidenziale,
amato dizionario Treccani. (2/3)
Non ci piove (bot)
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