Una tale
iniziativa è inquadrabile come il primo tassello della campagna elettorale per le
prossime Amministrative (2020). Essa serviva un po’ per finire sulle testate
giornalistiche, un altro po’ per impedire agli avversari di realizzare un
progetto e poi servirsene per rinfacciarglielo in altra occasione. Gli alberi erano perciò solo un pretesto.
Riprendo l’ampio schieramento degli ambientalisti a orologeria. (Una
parentesi. Ho apprezzato al suo tempo sia i nazisti dell’Illinois nel ripulire
la pineta nord sia i grillini nel compiere la stessa operazione nella zona
sud-est. Avranno probabilmente avuto i loro torbidi interessi a comportarsi in
quella maniera: hanno entrambi lasciato quei posti migliori di come li
hanno trovati. Chiusa parentesi). Abbiamo il partito organizzato, la vecchia
volpe della politica con i «voti in banca», il collettore di voti e il piccolissimo
gruppo. Tra
un anno, saprà tale schieramento capitalizzare questa (mezza) vittoria? Qualcuno
sì, qualche altro no. Movimento
5 stelle, CasaPound Italia, Potere al Popolo!, Verdi per l’Europa – ammesso che
si presenteranno tutti –, comprenderanno a conteggi conclusi d’essere stati
utilizzati come comparse e anche gratis, soprattutto gli ultimi tre. (Avrà
notato la quantità e la qualità della copertura mediatica concessa a quelle tre
mattine chi non si masturba con Facebook).
Il terzo elemento di questa vicenda è perciò il dilettantismo politico.
(Bonus track 1). Tra le
raccomandazioni al commissario prefettizio, si legge: «realizzazione della nuova Piazza del mercato, e verifica della
possibilità di mantenimento delle quattro piante (platani) di memoria storica»,
ancora TerreMarsicane 11 giugno 2019.
Gli alberi di cui si è discusso in questi giorni sono sette; erano quattro
quelli nel progetto targato Di Pangrazio non andato in porto, che prevedeva
l’abbattimento solo dei tre lungo via C. Battisti per ricavare un
parcheggio. Un lapsus? Come fa il
Movimento 5 stelle a firmare un simile documento e poi capeggiare un gruppo di
persone che vuole risparmiarli tutti e sette? E poi: come
la mettiamo con quelli del «forno a microonde»? Nel senso: chi è contrario tout court al progetto di restyling in piazza del Mercato.
(Bonus track 2, Radio Chat). Mi
è pervenuta l’espressione «ciclisti col papillon», rivolta anche a me che non
vado in bicicletta da almeno sedici anni e non indosso una cravatta da quasi diciannove
– il secondo matrimonio del mio editore. Il papillon s’indossa per la serata
non ricordando male, anche se mi torna alla mente Bruno Zevi (1918-2000) che procedeva
leggero nei corridoi della nostra facoltà con il suo farfallone nel primo
pomeriggio. Non ho mai visto gente in bici con il papillon negli ultimi
sessantaquattro anni. Un pensiero articolato? Non ha voglia di discutere o non
sa farlo chi ripete – a pappagallo – simili definizioni pescate probabilmente nel
web. Si trasmettono delle idee, dati, pareri, informazioni e documenti quando
ci si confronta con gli altri. È perciò, un voler intralciare, anche impedire
lo scambio tra persone, scrivere che X
è anche gobbo, Y è anche una zoccola, Z porta le corna con disinvoltura. Che
dire? Vi trovo un misto di auto-repressione, arroganza e anche una generosa
cucchiaiata d’invidia.
Sì è proprio un fondale tirato su per un’operetta. (Dovrei ancora
aggiungere). (3/3)
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