giovedì 20 giugno 2019

Gli alberi degli altri 3

Una tale iniziativa è inquadrabile come il primo tassello della campagna elettorale per le prossime Amministrative (2020). Essa serviva un po’ per finire sulle testate giornalistiche, un altro po’ per impedire agli avversari di realizzare un progetto e poi servirsene per rinfacciarglielo in altra occasione. Gli alberi erano perciò solo un pretesto.
Riprendo l’ampio schieramento degli ambientalisti a orologeria. (Una parentesi. Ho apprezzato al suo tempo sia i nazisti dell’Illinois nel ripulire la pineta nord sia i grillini nel compiere la stessa operazione nella zona sud-est. Avranno probabilmente avuto i loro torbidi interessi a comportarsi in quella maniera: hanno entrambi lasciato quei posti migliori di come li hanno trovati. Chiusa parentesi). Abbiamo il partito organizzato, la vecchia volpe della politica con i «voti in banca», il collettore di voti e il piccolissimo gruppo. Tra un anno, saprà tale schieramento capitalizzare questa (mezza) vittoria? Qualcuno sì, qualche altro no. Movimento 5 stelle, CasaPound Italia, Potere al Popolo!, Verdi per l’Europa – ammesso che si presenteranno tutti –, comprenderanno a conteggi conclusi d’essere stati utilizzati come comparse e anche gratis, soprattutto gli ultimi tre. (Avrà notato la quantità e la qualità della copertura mediatica concessa a quelle tre mattine chi non si masturba con Facebook).
Il terzo elemento di questa vicenda è perciò il dilettantismo politico.
(Bonus track 1). Tra le raccomandazioni al commissario prefettizio, si legge: «realizzazione della nuova Piazza del mercato, e verifica della possibilità di mantenimento delle quattro piante (platani) di memoria storica», ancora TerreMarsicane 11 giugno 2019. Gli alberi di cui si è discusso in questi giorni sono sette; erano quattro quelli nel progetto targato Di Pangrazio non andato in porto, che prevedeva l’abbattimento solo dei tre lungo via C. Battisti per ricavare un parcheggio. Un lapsus? Come fa il Movimento 5 stelle a firmare un simile documento e poi capeggiare un gruppo di persone che vuole risparmiarli tutti e sette? E poi: come la mettiamo con quelli del «forno a microonde»? Nel senso: chi è contrario tout court al progetto di restyling in piazza del Mercato.
(Bonus track 2, Radio Chat). Mi è pervenuta l’espressione «ciclisti col papillon», rivolta anche a me che non vado in bicicletta da almeno sedici anni e non indosso una cravatta da quasi diciannove – il secondo matrimonio del mio editore. Il papillon s’indossa per la serata non ricordando male, anche se mi torna alla mente Bruno Zevi (1918-2000) che procedeva leggero nei corridoi della nostra facoltà con il suo farfallone nel primo pomeriggio. Non ho mai visto gente in bici con il papillon negli ultimi sessantaquattro anni. Un pensiero articolato? Non ha voglia di discutere o non sa farlo chi ripete – a pappagallo – simili definizioni pescate probabilmente nel web. Si trasmettono delle idee, dati, pareri, informazioni e documenti quando ci si confronta con gli altri. È perciò, un voler intralciare, anche impedire lo scambio tra persone, scrivere che X è anche gobbo, Y è anche una zoccola, Z porta le corna con disinvoltura. Che dire? Vi trovo un misto di auto-repressione, arroganza e anche una generosa cucchiaiata d’invidia.

Sì è proprio un fondale tirato su per un’operetta. (Dovrei ancora aggiungere). (3/3)

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