In passato ho ridicolizzato chi considerava la seconda tranche del restyling in piazza Risorgimento un’isola pedonale. Ho ripetuto,
riferito alla questione in ballo in questi giorni, che i lavori seguiranno «un
progetto», qualcosa d’indivisibile.
È fuori luogo, perciò, ribattere che gli steli di legno sarebbero migliori
di quelli metallici previsti, che una copertura di ghisa è tutt’altra storia
rispetto al vetro e il plexiglas o che non vi è nessun rapporto tra alberi e la
copertura progettata – com’è successo davvero. Ciò che resta
dell’amministrazione De Angelis ha diffuso di recente un comunicato in cui
chiariva che: «il permanere di alberi di tale dimensione e tipologia,
genererebbe un aggravio per la manutenzione delle nuove coperture in vetro che
andranno realizzate»; si riferiva più che all’accumulo quotidiano di polvere, alla
caduta di foglie in autunno – meno problemi con (più) alberi più bassi. (Cfr.
G. Antenucci, Piazza del Mercato di
Avezzano, parlano gli ex consiglieri e assessori: progetto presentato alla
città già un anno fa, in «MarsicaLive» 13 giugno 2019). Non solo, «la
tipologia del lavoro non consente la permanenza delle alberature esistenti così
come posizionate attualmente [poiché] il loro apparato radicale metterebbe a
rischio la tenuta statica dell’opera» – roba da progettisti anche questa. (Si
può confutare l’una e l’altra, volendo. Se si hanno gli argomenti). La
seconda è sicuramente applicabile alla mattonatura riferita al primo progetto
di restyling targato Di Pangrazio:
avrebbe infastidito l’impresa, lavorare su un fondo irregolare. Avevo anche
malignato sul fatto che qualche ruspa avrebbe danneggiato qualche fusto o
almeno le radici durante i lavori (6 giugno u.s.). Rientra anche questo nella
categoria ipocrisia.
Durante
l’adolescenza ascoltavo Mick che cantava: ‘Send me dead flowers to my wedding | And I won’t
forget to put roses on your grave’.
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