La vicenda
Trisulti ha finalmente preso una buona piega – essa era iniziata un paio d’anni
fa. Dicono che è una questione d’inadempienze. (Trascrivo giusto un paio di
titoli). Certosa Trisulti, revocata la
concessione alla scuola sovranista di Steve Bannon, in «IlSole24Ore» 31
maggio 2019. I. Traboni, Dal Mibac. La
Certosa di Trisulti tolta ai sovranisti. Il vescovo: torni monastero, in «Avvenire»
31 maggio 2019. I sovranisti in questione, è Dignitatis Humanae Institute.
Io trovo
tutto ciò molto postmoderno, più che un’americanata: si può fare tutto, sempre e ovunque. È più complicata la faccenda
in ogni modo, secondo me.
(Da un
lato). Negli anni dell’università, un amico elencò le ingenti spese affrontate
per ascoltare al meglio la musica (registrata) dentro casa – dalla stanza
svuotata (a Roma!) all’impianto stereo per finire ai pannelli fonoassorbenti incollati
alle pareti. Io feci notare che con gli stessi quattrini, avrebbe riempito un piano
del suo scaffale di dischi. Lui ribatté tranquillo: «Così almeno, mi ci sento i
Pink Floyd…». Molti anni dopo, i Pink Floyd tennero un concerto a Venezia (1989),
nel senso: all’aperto. Ci sarà andato quel mio ex collega di facoltà? Penso proprio
di no, per la qualità insoddisfacente del suono che si ottiene in una simile
situazione.
(Dall’altro
lato). Spuntando fuori i primi mp3, numerosi musicisti rock li avversarono
fieramente perché una parte del loro lavoro – soprattutto quello dei tecnici –
scompariva in quelle riproduzioni. Mi chiesi allora, quanto almeno quei quattro (Gilmour, Waters, Wright, Mason)
avessero apprezzato il sound risultante
in quel concerto all’aperto di molti anni prima. (Altrimenti perché passare
otto, nove mesi in sala d’incisione per poi stampare sì e no quaranta minuti di
musica? Era un’altra storia Pompei, 1972).
(Per
capirsi meglio). Immagino che una fondazione, una grossa associazione che apre
una sede in qualche parte del Pianeta, si assicuri il meglio dalla sua
posizione, collegamenti, ambienti – ampi, luminosi anziché no –, cablaggi, aria
condizionata, moquette, impianto stereo, doppi vetri, aula magna, campo da
tennis, bar, eccetera. La Soprintendenza in un posto del genere non ti farebbe
appendere al muro nemmeno la foto del tuo matrimonio o il castissimo calendario
di Playboy.
Ecco,
sorge spontanea la domanda: che ci vanno a fare proprio lì? Ho vaghi ricordi di
quel monastero visitato alla fine degli anni Ottanta; ci misi i piedi dentro
con altri amici, in rispettoso silenzio considerando il luogo, la sua storia, la
sua importanza per noi contemporanei come solo una banda di agnostici poteva
fare.
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