domenica 4 marzo 2018

d'altro

(Accontento qualcuno). Prendo questo, riferito all’incontro tra il Comune e la Soprintendenza del 28 febbraio: «Un ampio progetto che miri alla valorizzazione del centro della città». È una frase di circostanza che funziona in una campagna elettorale o all’inizio di una consiliatura, certo non oggi – spero che gli avezzanesi tornino alle urne per la prossima Amministrazione solo nel 2022. Un qualsiasi funzionario della Soprintendenza abituato a trovarsi davanti a manufatti vecchi di secoli quando non di millenni, penserebbe invece, che qualcuno gli racconta i fatti propri. Che altro poteva rispondere Rosaria Mencarelli al nostro sindaco, una volta messa davanti a un «progetto» riguardante «Castello Orsini, […] il parco e la villa Torlonia e la struttura dell’ex Onmi»? Si tratta in realtà della stessa idea spuntata fuori sotto l’amministrazione Di Pangrazio.
C’è da registrare, in ogni modo, che il comunicato dell’Archeoclub della Marsica e le mille firme raccolte dalla piattaforma Change sono serviti a qualcosa.
Trovo insopportabile il termine valorizzazione perché è generalmente una scatola vuota.
Abbiamo una biblioteca comunale chiusa da anni lungo via G. D’Annunzio, a ridosso della piazza principale. Biblioteca = libri. La questione è perciò come far consultare quei volumi aprendola per qualche ora in quattro o cinque giorni a settimana, oppure trasferire gli stessi altrove – dove si possa leggerli in silenzio. Il Teatro dei Marsi è chiuso. È la situazione migliore per Avezzano, perché costerebbe troppo alle nostre casse comunali mantenerlo aperto 365 giorni l’anno; si può però fare in modo di ospitare quattro o cinque spettacoli in più oltre a quelli che si tengono comunemente (teatro, musica, balletto). (In proposito: non migliora l’audience della struttura esporre le sculture e i quadri dei clientes, degli amici nel foyer). Vale lo stesso discorso per qualsiasi altro tipo di spazio culturale. Perciò: la vecchia scuola lungo via G. Fontana, ristrutturata e restaurata di recente, per quanti giorni è stata finora impegnata, dalla sua inaugurazione in pompa magna? È bene sistemare in maniera definitiva la «Pinacoteca» ma senza credere troppo al fatto che essa, possa attrarre dei visitatori oltre i paesi viciniori. (Solo il tempo può darci la cifra del nostro patrimonio artistico; nel senso: sapremmo quanto effettivamente valgono le opere acquistate negli anni contando i biglietti staccati all’ingresso).
L’attuale sindaco – come il suo predecessore – ha promesso che: «il centro della città cambierà volto». Il Quadrilatero potrà anche cambiare ma non migliorerà di certo la sua qualità finché esso continuerà a non ospitare alcuni temi collettivi sulla cui costruzione si è glissato – per generazioni –, nell’ultimo secolo di vita della città. (Tutto ciò è stato accuratamente occultato nelle celebrazioni del Centenario del terremoto – tanto per avere un’idea della consistenza e delle vere motivazioni di quelle manifestazioni). È velleitario il solo immaginare di spostare al centro il Teatro dei Marsi o l’Agenzia per la promozione culturale. È tanto difficile invece, chiudere ai mezzi motorizzati cinquanta o cento metri di strada? E poi: si può cambiare il Quadrilatero facendo, tra l’altro, tornare la Polizia locale nell’unico palazzo che abbiamo? E dai… (Non interessa se dentro quattro, sei o dieci stanze – affrescate o no).

Un’altra domanda: si può parlare, anche in questo caso, di continuità amministrativa con l’Amministrazione precedente o no? (Dovrebbe essere tutto).

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