(Accontento qualcuno).
Prendo questo, riferito all’incontro tra il Comune e la Soprintendenza del 28
febbraio: «Un ampio progetto che miri alla valorizzazione del centro della
città». È una frase di circostanza che funziona in una campagna elettorale o
all’inizio di una consiliatura, certo non oggi – spero che gli avezzanesi
tornino alle urne per la prossima Amministrazione solo nel 2022. Un qualsiasi funzionario
della Soprintendenza abituato a trovarsi davanti a manufatti vecchi di secoli
quando non di millenni, penserebbe invece, che qualcuno gli racconta i fatti
propri. Che altro poteva rispondere Rosaria Mencarelli al nostro sindaco, una
volta messa davanti a un «progetto» riguardante «Castello Orsini, […] il parco
e la villa Torlonia e la struttura dell’ex Onmi»? Si tratta in realtà della
stessa idea spuntata fuori sotto l’amministrazione Di Pangrazio.
C’è da
registrare, in ogni modo, che il comunicato dell’Archeoclub della Marsica e le
mille firme raccolte dalla piattaforma Change
sono serviti a qualcosa.
Trovo insopportabile
il termine valorizzazione perché è generalmente una scatola vuota.
Abbiamo una
biblioteca comunale chiusa da anni lungo
via G. D’Annunzio, a ridosso della piazza principale. Biblioteca = libri. La
questione è perciò come far consultare
quei volumi aprendola per qualche ora in quattro o cinque giorni a
settimana, oppure trasferire gli stessi altrove – dove si possa leggerli in
silenzio. Il Teatro dei Marsi è chiuso.
È la situazione migliore per Avezzano, perché costerebbe troppo alle nostre casse
comunali mantenerlo aperto 365 giorni l’anno; si può però fare in modo di
ospitare quattro o cinque spettacoli in più oltre a quelli che si tengono
comunemente (teatro, musica, balletto). (In proposito: non migliora l’audience della struttura esporre le
sculture e i quadri dei clientes, degli
amici nel foyer). Vale lo stesso
discorso per qualsiasi altro tipo di spazio culturale. Perciò: la vecchia
scuola lungo via G. Fontana, ristrutturata e restaurata di recente, per quanti giorni è stata finora
impegnata, dalla sua inaugurazione in pompa magna? È bene sistemare in maniera
definitiva la «Pinacoteca» ma senza credere troppo al fatto che essa, possa
attrarre dei visitatori oltre i paesi viciniori. (Solo il tempo può darci la
cifra del nostro patrimonio artistico; nel senso: sapremmo quanto effettivamente valgono le opere acquistate negli anni contando
i biglietti staccati all’ingresso).
L’attuale
sindaco – come il suo predecessore – ha promesso che: «il centro della città
cambierà volto». Il Quadrilatero potrà anche cambiare ma non migliorerà di
certo la sua qualità finché esso
continuerà a non ospitare alcuni temi
collettivi sulla cui costruzione si è glissato – per generazioni –,
nell’ultimo secolo di vita della città. (Tutto ciò è stato accuratamente
occultato nelle celebrazioni del Centenario del terremoto – tanto per avere
un’idea della consistenza e delle vere motivazioni di quelle manifestazioni). È
velleitario il solo immaginare di spostare al centro il Teatro dei Marsi o
l’Agenzia per la promozione culturale. È tanto difficile invece, chiudere ai
mezzi motorizzati cinquanta o cento metri di strada? E poi: si può cambiare il Quadrilatero
facendo, tra l’altro, tornare la Polizia locale nell’unico palazzo che abbiamo? E dai… (Non interessa se dentro
quattro, sei o dieci stanze – affrescate
o no).
Un’altra
domanda: si può parlare, anche in questo caso, di continuità amministrativa con l’Amministrazione precedente o no? (Dovrebbe
essere tutto).
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