sabato 24 marzo 2018

Lavandare

Qualcuno mi ha rimproverato d’aver scritto poco sulla vicenda di piazza A. Torlonia, che non mi sono inserito nelle recenti polemiche riguardanti la recisione e la potatura di molti alberi. Ho saputo come gli altri compaesani della portata di quell’intervento su quel pezzetto di città nello scorso autunno, per bocca dell’allora assessore all’Ambiente (Crescenzo Presutti). «Gli alberi presenti nel “giardino della città” sono 330 ma ne vanno abbattuti subito 30», 9 ottobre 2017. (Si era già espresso pubblicamente in tal senso: c’ero anch’io il 23 luglio 2017). Non ho scritto nulla dopo aver conosciuto il numero particolarmente elevato delle piante sicuramente malate e pericolanti da abbattere: sono rimasto basito, non pensavo di conoscere così poco una zona che frequento almeno un paio di volte la settimana e pur denunciandone da numerosi anni il suo degrado. Si è anche conosciuto nel frattempo il numero esatto delle piante presenti in città: più del doppio di quello che comunemente si pensava fino allora. Io ho taciuto: «Non scriverò un rigo circa la potatura e i tagli di alberi in piazza Torlonia neanche sotto tortura», 23 novembre 2017); si sono comportati allo stesso modo qualche botanico, forestale, agronomo o il locale WWF – ho da imparare da gente del genere. La situazione era ben più grave di quanto potesse sembrare a prima vista, è inutile nasconderlo. Erano perciò legittime le contestazioni di sorta nei giorni seguenti la presentazione del progetto, diciamo entro metà novembre 2017. Meglio tacere, altrimenti. Frequentando quel posto durante i lavori come ho appena raccontato, mi sono reso conto dalle sezioni dei tronchi che numerose piante recise erano effettivamente malandate. (A nessuno è balzato in mente che tanto attivismo nel comparto Ambiente derivasse in realtà dalla maggiore quantità di quattrini dirottata in quelle parti rispetto alle precedenti amministrazioni: una questione politica).
Alcuni avezzanesi hanno invece sbroccato alla «novità» degli alberi potati e i ceppi di quelli tagliati. Gli stessi non hanno fatto caso alle decine di nuove piante – com’era ampiamente prevedibile. Se non hanno visto i nuovi alberi alti almeno tre metri, è facile immaginare che non faranno caso alle future siepi di bosso. Le polemiche sono partire nel febbraio 2018 e riprese con l’entrata della primavera. Non è spuntato fuori nulla che già non si sapesse da decenni da dette polemiche, ça va sans dire.
Nell’estate 2017, la questione era: che fare quando uno o più tecnici ti espone a parole, ti scrive che una quarantina d’alberi di un particolare posto sono malati e altri non se la passano bene rischiando di cadere su chi si trova nei pressi? L’amministratore si sarebbe comportato come Crescenzo Presutti, il politico no. Il secondo, democristianamente, avrebbe sostituito sì e no cinque piante l’anno durante il suo incarico, per non turbare, preoccupare, impensierire i frequentatori di piazza A. Torlonia. (Saluti e baci a quelle lasciate in piedi). Qualche ramo o albero caduto durante il suo assessorato? Il suo successore all’Ambiente o uno dei tecnici che riferisce a un giornalista il contenuto della vecchia consulenza? Tutto qua.

(‘E cadenzato dalla gora viene | lo sciabordare delle lavandare | con tonfi spessi e lunghe cantilene’).

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