Qualcuno mi
ha rimproverato d’aver scritto poco sulla vicenda di piazza A. Torlonia, che non
mi sono inserito nelle recenti polemiche riguardanti la recisione e la potatura
di molti alberi. Ho saputo come gli altri compaesani della portata di quell’intervento
su quel pezzetto di città nello scorso autunno, per bocca dell’allora assessore
all’Ambiente (Crescenzo Presutti). «Gli alberi presenti nel “giardino della
città” sono 330 ma ne vanno abbattuti subito 30», 9 ottobre 2017. (Si era già espresso pubblicamente in tal senso: c’ero anch’io il 23 luglio 2017). Non ho
scritto nulla dopo aver conosciuto il numero particolarmente elevato delle
piante sicuramente malate e pericolanti da abbattere: sono rimasto basito, non
pensavo di conoscere così poco una zona che frequento almeno un paio di volte
la settimana e pur denunciandone da numerosi anni il suo degrado. Si è anche
conosciuto nel frattempo il numero esatto delle piante presenti in città: più
del doppio di quello che comunemente si pensava fino allora. Io ho taciuto: «Non scriverò un rigo
circa la potatura e i tagli di alberi in piazza Torlonia neanche sotto
tortura», 23 novembre 2017); si sono comportati allo stesso modo qualche botanico, forestale,
agronomo o il locale WWF – ho da imparare da gente del genere. La situazione
era ben più grave di quanto potesse sembrare a prima vista, è inutile
nasconderlo. Erano perciò legittime le contestazioni di sorta nei giorni
seguenti la presentazione del progetto,
diciamo entro metà novembre 2017. Meglio
tacere, altrimenti. Frequentando quel posto durante i lavori come ho appena
raccontato, mi sono reso conto dalle sezioni dei tronchi che numerose piante recise
erano effettivamente malandate. (A nessuno è balzato in mente che tanto
attivismo nel comparto Ambiente derivasse in realtà dalla maggiore quantità di
quattrini dirottata in quelle parti rispetto alle precedenti amministrazioni:
una questione politica).
Alcuni avezzanesi
hanno invece sbroccato alla «novità» degli alberi potati e i ceppi di quelli
tagliati. Gli stessi non hanno fatto caso alle decine di nuove piante – com’era
ampiamente prevedibile. Se non hanno visto i nuovi alberi alti almeno tre metri, è facile immaginare che non
faranno caso alle future siepi di bosso. Le polemiche sono partire nel febbraio 2018 e riprese con l’entrata della primavera. Non è
spuntato fuori nulla che già non si sapesse da decenni da dette polemiche, ça va sans dire.
Nell’estate 2017, la questione era: che fare
quando uno o più tecnici ti espone a parole, ti scrive che una quarantina
d’alberi di un particolare posto sono malati e altri non se la passano bene
rischiando di cadere su chi si trova nei pressi? L’amministratore si sarebbe comportato come Crescenzo Presutti, il politico no. Il secondo, democristianamente, avrebbe sostituito
sì e no cinque piante l’anno durante il suo incarico, per non turbare, preoccupare,
impensierire i frequentatori di piazza A. Torlonia. (Saluti e baci a quelle
lasciate in piedi). Qualche ramo o albero caduto durante il suo assessorato? Il
suo successore all’Ambiente o uno dei tecnici che riferisce a un giornalista il
contenuto della vecchia consulenza? Tutto qua.
(‘E cadenzato dalla gora viene | lo
sciabordare delle lavandare | con
tonfi spessi e lunghe cantilene’).
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