Mi sono
tenuto ben abbottonato sulla vicenda del trasferimento della Polizia locale nel
Palazzo Torlonia. Ne ho trattato lo scorso 9 febbraio riferendomi ai ricorrenti
attriti tra vecchi e nuovi amministratori legati all’ex-Arssa. Che cosa si
nasconde? («O-mer-tà!, O-mer-tà!, O-mer-tà!»). Ho anche giustificato le idee bislacche (passate,
presenti, future) sul suo utilizzo: noi avezzanesi abbiamo una conoscenza
troppo superficiale di tale complesso per immaginare una qualsiasi nuova
destinazione. Ho polemizzato con una raccolta di firme su Change perché odorava di scontro politico, ma non sono sceso nel
merito.
(Dall’inizio).
Ho avuto notizia del citato trasferimento dal comandante Luca Montanari: «C’è
stata la volontà politica di far tornare il comando nel cuore della città e
vicino al palazzo comunale», in TerreMarsicane
6 febbraio 2018. È una motivazione di tipo geografico
più che altro.
Ignoro ciò
che è circolato nel frattempo su Facebook, scivolo sulle piccole e velenose polemiche
nei giorni seguenti e giungo al comunicato del locale Archeoclub: l’associazione
è contraria al nuovo utilizzo (24 febbraio 2018). Spiega anche i motivi.
Si passa al 28
febbraio, alla visita della direttrice della nostra Soprintendenza (Rosaria
Mencarelli). Prendo per oro colato le cronache dei mezzi d’informazione, del
gran numero di temi affrontati ma non trovo traccia, almeno io, della vicenda
di cui sto scrivendo: stranezze della libertà d’informazione. Si può conoscere
che cosa si sono scambiati il sindaco degli avezzanesi e la direttrice in
proposito del Palazzo Torlonia, o è sconveniente? È facile immaginare che un qualsiasi
funzionario che si occupi di «Archeologia,
Belle arti e Paesaggio», abbia generalmente delle idee diverse su molte
questioni da chi ragiona in termini di distanza.
In circa un mese, nonostante la libertà d’esprimerci che vantiamo in Italia,
nessuno ci ha finora raccontato (pubblicamente) quante stanze, quanti piani
del Palazzo Torlonia sarebbero destinati alla nostra Polizia locale.
(L’incontro
del 28 mi è sembrato – posso sbagliarmi –, come se un qualsiasi giostraio proponesse
a Beppe Sala di riempire di gonfiabili e giocattoloni lo spazio davanti alla Madunìna, e il secondo chiedesse poi consiglio
alla Soprintendenza della Lombardia sul da farsi. Nel senso: il primo cittadino
meneghino ha almeno delle grosse incertezze sull’importanza di piazza Duomo –
lo spazio principale della città che lui amministra).
Il sindaco
precedente aveva raccontato in un’intervista (TerreMarsicane 9 febbraio 2018) di voler destinare «alcune stanze» a quel Corpo. Quante?
Soprattutto: quali? Non sono mica tutte
uguali…
In una
simile situazione, può formarsi, svilupparsi un’opinione pubblica ad Avezzano,
almeno un’idea su qualcosa? No. (Ci sarebbe dell’altro).
P.S.: se n’è
andato il vecchio Gillo.
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