martedì 20 marzo 2018

Montanari e pastorelli

Aggiungo una chiacchierata a quanto ho finora scritto sul trasferimento del Comando della Polizia locale, perché dà meglio la misura del dibattito che si sta svolgendo. Si è immaginato molto riguardo alle attività da inserire dentro il complesso ex-Arssa negli ultimi giorni – io invece scrivo che qualche stanza vuota, un capannone inutilizzato o un prato senza i gonfiabili della Settimana Marsicana non costituisce un problema. (Non mi appassiona nemmeno la «casa delle associazioni» in quelle parti o alla Montessori: è preferibile l’autonomia).
Un amico che risiede dalle nostre parti solo da alcuni anni mi ha chiesto recentemente delle informazioni sulla facoltà di Giurisprudenza. È poi sbottato: «Sì, ma com’è come facoltà?». Nel senso: è un corso di laurea importante, ricercato dagli studenti italiani oppure no? Ho risposto diplomaticamente che ai miei tempi, i coetanei preferivano Roma glissando – circa la facoltà teramana – su quanto si poteva arguire scorrendo gli annunci in cui si richiedeva del personale, nelle riviste (cartacee) del tempo.
Fu una scelta politica quella di dirottare un pezzo di quell’università; c’entrava di mezzo la possibilità di frequentare un corso di laurea risparmiando ai singoli o alle loro famiglie i quattrini per il viaggio o la residenza a Roma. Non sono nella condizione di tracciare un bilancio di tal esperienza ma è da tenere ben presente la motivazione che ha portato Giurisprudenza ad Avezzano, quando si parla di università. (Glisso sui castelli in aria fabbricati intorno a tale istituzione da diversi personaggi locali). Qualcuno l’ha ripresa nella scorsa campagna elettorale, mentre in generale si divaga e si prospettano scenari poco realistici. Si continua a scrivere «campus universitario di giurisprudenza», ignorando che cos’è un campus; si parla di «polo universitario» ma riferito giusto a un pezzo di Giurisprudenza e forse di Agraria. Ecco, ci vorrebbe un maggior senso della misura nel discorso pubblico, questo sì. (Anche di senso del ridicolo).
(In leggerezza). Scomparirà la famosa stanza dei radiologi nella nuova sistemazione? Che fare in tal caso? Immagino che i nostri cosmopoliti del «Lo fanno anche altrove» – a gettone s’intende –, saranno prodighi di consigli al riguardo. Li indirizzeranno forse nella vicina Capitale a San Carlo alle Quattro Fontane, al Panteon, dentro il Verano – con tutto quello spazio a disposizione, è un posto ombreggiato e soprattutto tranquillissimo.

È una grossolanità come altre il trasferimento in quelle parti del Comando della Polizia locale – è bene ripeterlo –, messa in atto probabilmente per tenersi allenati; esso porta le firme di numerosi, troppi autori, come ho cercato di raccontare negli ultimi post. (È questo il nocciolo della vicenda; era perciò il caso di evitarsi il benaltrare o il rimescolare le carte ricorrendo, di volta in volta, al futuro centro della città, al polo culturale, al salotto buono e altre amenità spuntate fuori nelle ultime settimane).

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