Aggiungo una
chiacchierata a quanto ho finora scritto sul trasferimento del Comando della
Polizia locale, perché dà meglio la misura del dibattito che si sta svolgendo.
Si è immaginato molto riguardo alle attività da inserire dentro il complesso
ex-Arssa negli ultimi giorni – io invece scrivo che qualche stanza vuota, un
capannone inutilizzato o un prato senza i gonfiabili della Settimana Marsicana non costituisce un problema. (Non mi appassiona
nemmeno la «casa delle associazioni» in quelle parti o alla Montessori: è
preferibile l’autonomia).
Un amico che
risiede dalle nostre parti solo da alcuni anni mi ha chiesto recentemente delle
informazioni sulla facoltà di Giurisprudenza. È poi sbottato: «Sì, ma com’è
come facoltà?». Nel senso: è un corso di laurea importante, ricercato dagli
studenti italiani oppure no? Ho risposto diplomaticamente che ai miei tempi, i
coetanei preferivano Roma glissando – circa la facoltà teramana – su quanto si
poteva arguire scorrendo gli annunci in cui si richiedeva del personale, nelle
riviste (cartacee) del tempo.
Fu una
scelta politica quella di dirottare un pezzo di quell’università; c’entrava di
mezzo la possibilità di frequentare un corso di laurea risparmiando ai singoli
o alle loro famiglie i quattrini per il viaggio o la residenza a Roma. Non sono
nella condizione di tracciare un bilancio di tal esperienza ma è da tenere ben presente
la motivazione che ha portato Giurisprudenza ad Avezzano, quando si parla di
università. (Glisso sui castelli in aria fabbricati intorno a tale istituzione
da diversi personaggi locali). Qualcuno l’ha ripresa nella scorsa campagna
elettorale, mentre in generale si divaga e si prospettano scenari poco
realistici. Si continua a scrivere «campus
universitario di giurisprudenza», ignorando che cos’è un campus; si parla di
«polo universitario» ma riferito giusto a un pezzo di Giurisprudenza e forse di
Agraria. Ecco, ci vorrebbe un maggior senso della misura nel discorso pubblico,
questo sì. (Anche di senso del ridicolo).
(In
leggerezza). Scomparirà la famosa stanza
dei radiologi nella nuova sistemazione? Che fare in tal caso? Immagino che
i nostri cosmopoliti del «Lo fanno anche altrove» – a gettone s’intende –, saranno
prodighi di consigli al riguardo. Li indirizzeranno forse nella vicina Capitale
a San Carlo alle Quattro Fontane, al Panteon, dentro il Verano – con tutto
quello spazio a disposizione, è un posto ombreggiato e soprattutto tranquillissimo.
È una grossolanità come altre il trasferimento in
quelle parti del Comando della Polizia locale – è bene ripeterlo –, messa in
atto probabilmente per tenersi allenati; esso porta le firme di numerosi, troppi
autori, come ho cercato di raccontare negli ultimi post. (È questo il nocciolo
della vicenda; era perciò il caso di evitarsi il benaltrare o il rimescolare le carte ricorrendo, di volta in volta,
al futuro centro della città, al polo culturale, al salotto buono e altre
amenità spuntate fuori nelle ultime settimane).
Nessun commento:
Posta un commento