lunedì 25 giugno 2018

Radio Bar(i) 9

Riprendo la questione dell’Urban Center. (Chiacchierarne al bar ha avuto il vantaggio di un’informazione più completa per via del classico giornale abbandonato sul bancone dei gelati: il web ha giusto riprodotto il comunicato dell’ufficio stampa del sindaco).
Non ho niente da ridire sull’iniziativa inserita, tra l’altro, nel programma elettorale di De Angelis. Mi aspetto poco o niente questo sì; mi sono anche chiesto «L’Urban Center ha ancora uno straccio di senso, in una situazione così penosa?», per l’incapacità di guardarsi intorno e soprattutto avanti, lo scorso 10 giugno. La sua riuscita dipende marginalmente dall’assenza di una facoltà d’architettura o d’ingegneria, molto invece proprio dalla società avezzanese.
Navigando nella rete, mi capita d’incrociare in siti d’informazione locale, proposte e interventi di partiti, associazioni private, consigli di quartiere, tecnici, intellettuali, consiglieri comunali, semplici cittadini in merito a questioni locali. (Parlo anche di città più piccole d’Avezzano e di pagine, video reperibili in rete; ignoro volantini, documenti e periodici stampati). Ecco, un Urban Center potrebbe riassumere, valorizzare in qualche modo tutti questi materiali prodotti in loco. (Dovrebbe produrre qualcosa tale struttura, di quando in quando – ho già consigliato di visitare i siti di quelli nelle grosse e medie città italiane).

Non succede tutto ciò da noi e sarebbe da indagarne i motivi, da parte di gente di buona volontà. C’entrano, secondo me, i rapporti di tipo clientelare tra le persone: si preferisce risolvere un problema privatamente attraverso la rete delle conoscenze piuttosto che intraprendere una qualsiasi iniziativa con altri. Questo però costruisce una sorta di muro di gomma intorno ai vari poteri e i cittadini sono portati, dopo i primi scontri, a disinteressarsi di ciò che succede nella vita amministrativa. Ho pubblicato anche questo: «Umberto Irti ha raccontato pubblicamente di aver perorato la causa dell’isola pedonale trent’anni fa nell’aula consiliare», 20 giugno 2018. Domanda: ventinove, ventotto anni fa invece? E tutti gli altri di allora? E quelli che sono venuti dopo? Ascolto delle lamentazioni (rituali) sui giovani laureati che cambiano città, mentre non si riflette sugli avezzanesi rinchiusi da decenni nel mutismo: «Tanto non cambia mai un cazzo…».

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