Più di
qualche sollecitazione di persone che frequento, ha potuto un incontro
fortuito. Chiacchieravo del mio malanno con un medico (in pensione) quando si è
intrufolato un signore, che è partito in quarta contro l’ex-ministra Monica
Cirinnà per via delle unioni civili – perché donna, a dirla tutta. Ho ribattuto
che non si è trattato di una rivoluzione né di un cambiamento rilevante: ci
siamo allineati un po’ agli altri
Paesi europei. È poi toccata agli arabi; le mie conoscenze in materia si
riducono a meno delle dita di una mano, come la maggioranza dei compaesani: si
tratta di persone residenti da decenni in Italia, che hanno alle spalle studi
universitari. Sono perciò esploso in una fragorosa risata quando mi è pervenuto
alle orecchie: «Noi abbiamo un’altra cultura…». (Chi mi conosce sa che sono un
po’ stronzo). Mi sono allora deciso a scrivere il lungo post precedente.
Fornisco
qualche indicazione su ciò che hanno scritto altre persone sulla compagine
M5s-Lega, il primo governo postmodern
in Europa: non si tratta di politica stretta, ma ritengo che sia interessante
per capire come siamo cambiati un po’ tutti – chi più e chi meno. 1) Massimiliano Panarari: «con queste
parole [Giuseppe Conte], assistiamo a un cambiamento linguistico, e al prolungamento
di una battaglia per l’egemonia culturale che è stata preparata per tempo dalle
forze politiche che lo sostengono. Perché il consenso elettorale nasce in
maniera significativa, giustappunto, anche dalla capacità di dominare l’agenda
simbolica e di riscrivere il linguaggio della politica», in Conte, le pagelle degli esperti, in
«Lettera43» 5 giugno 2018. 2) L.
Annunziata, La punizione come riscatto,
in «HuffPost» 6 giugno 2018. 3) d.b.,
Aiuto, al governo è finito il Giuseppe
Conte sbagliato! Comincia citando Dostoevskij a casaccio…, in «Pangea» 6
giugno 2018. 4) F. Costa: «Non
bisogna scegliere quale di queste due strade percorrere, se la difesa dei
diritti sociali o quella dei diritti civili, se quella degli italiani o quella
degli immigrati: bisogna imboccarle entrambe contemporaneamente e rinunciare
alla scorciatoia di mettere un pezzo di Italia contro l’altro», 6 giugno 2018. 5) D. Facchini, Fact checking su Sergio Bramini, “l’imprenditore fallito per colpa
dello Stato”, in «Altreconomia» 5 giugno 2018.
Nessun commento:
Posta un commento