[Cfr. post dello scorso 15 settembre]. Nella
mia pubblicazione su piazza Risorgimento (2009) proposi di rialzare di un piano
le costruzioni poste lungo via S. Cataldi e via C. Corradini per far
maggiormente risaltare lo spazio cavo
di tal esteso luogo. Mi è perciò interessato poco il recente restyling della piazza principale
d’Avezzano. Ho pubblicato negli ultimi mesi alcuni post per affermare – ve
n’era bisogno – che quel progetto era qualcosa di unitario e non una serie di tranche,
da servire a piacimento, secondo il pensiero di molti commercianti. (Loro sono
schierati tradizionalmente contro le isole pedonali).
Scrissi che il progetto di Giancarlo
Cardone era il migliore di quelli presentati, dopo aver visitato una mostra che
li esponeva tutti. L’abbiamo visto realizzato, soprattutto utilizzato cinque
anni dopo: com’è andata? Gli avezzanesi hanno generalmente apprezzato la nuova
situazione e la cosa mi ha non poco sorpreso, conoscendo i compaesani pronti a
criticare una qualsiasi novità; mi soffermo sui giudizi negativi.
Qualcuno mi ha posto delle questioni di
«stile», la nuova fontana doveva maggiormente raccordarsi alle costruzioni di
quel posto. È comprensibile ricorrere al termine stile se alla presenza dell’architettura
(gotico, barocco, neo-classico, eccetera), mentre è diverso quando l’oggetto in
esame appartiene all’edilizia (anni
Venti, Trenta, Quaranta, eccetera). Quante,
delle costruzioni che costituiscono piazza Risorgimento, sono da considerare
architettura o edifici di pregio? E poi, la cattedrale e la fontana risalgono
alla prima metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, mentre il Palazzaccio
ai primi Sessanta; in breve: all’incirca la stessa pappa del restyling.
Più di uno ha tirato fuori la faccenda
degli alberi eliminati; io non ho ribattuto alle persone comuni ma ai
conoscenti sì. I cinquantenni, i coetanei, quelli più avanti con gli anni ben
ricordano gli alberi della piazza sagomati
annualmente con precisione. (I giovani possono ricorrere a foto aeree
disponibili su internet). Non si è più intervenuto in quella maniera da decenni; sotto Di Pangrazio sono state
capitozzate un paio di piante, una di queste – prevedibilmente – è stata recisa
per far posto al busto di Camillo Corradini. Ne ho scritto qualcosa io,
silenzio di tomba invece nel resto della città; tale albero, tra l’altro,
faceva parte di un filare che è stato interrotto. Chi si è lamentato
quest’estate per il taglio di pochi alberi, ha stranamente – si fa tanto per
dire – taciuto negli ultimi ventidue
anni, quando più di un sindaco ci è andato giù pesante con la motosega nei
confronti del nostro patrimonio arboreo. Per non parlare di quando si è poi ricoperto
con l’asfalto dove invece bisognava ripiantare. (Il secondo albero – a mollo
anch’esso, pronto per essere tagliato alla prima occasione – è stato
rimpiazzato con una magnolia proprio nell’occasione del restyling). Spero che la nuova sistemazione «più ariosa» a detta di
alcuni, abbia fatto comprendere a più di un avezzanese che l’albero non è un elemento dell’architettura.
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