venerdì 5 ottobre 2018

Pantagruel's

[Cfr. post dello scorso 15 settembre]. Nella mia pubblicazione su piazza Risorgimento (2009) proposi di rialzare di un piano le costruzioni poste lungo via S. Cataldi e via C. Corradini per far maggiormente risaltare lo spazio cavo di tal esteso luogo. Mi è perciò interessato poco il recente restyling della piazza principale d’Avezzano. Ho pubblicato negli ultimi mesi alcuni post per affermare – ve n’era bisogno – che quel progetto era qualcosa di unitario e non una serie di tranche, da servire a piacimento, secondo il pensiero di molti commercianti. (Loro sono schierati tradizionalmente contro le isole pedonali).
Scrissi che il progetto di Giancarlo Cardone era il migliore di quelli presentati, dopo aver visitato una mostra che li esponeva tutti. L’abbiamo visto realizzato, soprattutto utilizzato cinque anni dopo: com’è andata? Gli avezzanesi hanno generalmente apprezzato la nuova situazione e la cosa mi ha non poco sorpreso, conoscendo i compaesani pronti a criticare una qualsiasi novità; mi soffermo sui giudizi negativi.
Qualcuno mi ha posto delle questioni di «stile», la nuova fontana doveva maggiormente raccordarsi alle costruzioni di quel posto. È comprensibile ricorrere al termine stile se alla presenza dell’architettura (gotico, barocco, neo-classico, eccetera), mentre è diverso quando l’oggetto in esame appartiene all’edilizia (anni Venti, Trenta, Quaranta, eccetera). Quante, delle costruzioni che costituiscono piazza Risorgimento, sono da considerare architettura o edifici di pregio? E poi, la cattedrale e la fontana risalgono alla prima metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, mentre il Palazzaccio ai primi Sessanta; in breve: all’incirca la stessa pappa del restyling.

Più di uno ha tirato fuori la faccenda degli alberi eliminati; io non ho ribattuto alle persone comuni ma ai conoscenti sì. I cinquantenni, i coetanei, quelli più avanti con gli anni ben ricordano gli alberi della piazza sagomati annualmente con precisione. (I giovani possono ricorrere a foto aeree disponibili su internet). Non si è più intervenuto in quella maniera da decenni; sotto Di Pangrazio sono state capitozzate un paio di piante, una di queste – prevedibilmente – è stata recisa per far posto al busto di Camillo Corradini. Ne ho scritto qualcosa io, silenzio di tomba invece nel resto della città; tale albero, tra l’altro, faceva parte di un filare che è stato interrotto. Chi si è lamentato quest’estate per il taglio di pochi alberi, ha stranamente – si fa tanto per dire – taciuto negli ultimi ventidue anni, quando più di un sindaco ci è andato giù pesante con la motosega nei confronti del nostro patrimonio arboreo. Per non parlare di quando si è poi ricoperto con l’asfalto dove invece bisognava ripiantare. (Il secondo albero – a mollo anch’esso, pronto per essere tagliato alla prima occasione – è stato rimpiazzato con una magnolia proprio nell’occasione del restyling). Spero che la nuova sistemazione «più ariosa» a detta di alcuni, abbia fatto comprendere a più di un avezzanese che l’albero non è un elemento dell’architettura. (1/2)

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