lunedì 22 ottobre 2018

Radio Bar(i) 10

Gli ambulanti che giungono ad Avezzano per il mercato settimanale sono in agitazione da quasi un mese. Più che chiedermi che cosa penso io di tutto ciò, è uscito come mi sarei comportato io nella vicenda dello spostamento del mercato. (Se fossi stato il sindaco d’Avezzano, s’intende). Una domanda bellissima in questi tempi d’irresponsabilità trionfante: è comodo criticare gli altri.
In genere attacco con l’evoluzione di piazza del Mercato nell’ultimo mezzo secolo: un esempio di come il mondo circostante sia cambiato in modo lento e incessante, non abbia seguito una traiettoria. (È facile con i coetanei mentre gli altri, tu devi metterli nella condizione di capire che è tutt’altro quel posto rispetto a pochi decenni fa).
Nei panni di un primo cittadino – negli ultimi lustri –, io mi sarei trovato davanti al problema di ricavare, adibire uno spazio – nel senso: tridimensionale, non uno spiazzo asfaltato o piastrellato con qualche arbusto o frasca intorno – per il mercato del sabato, in centro o in periferia. Una questione di tipo urbanistico, amministrativo e perciò politico, che prevede dei tempi medi quando non lunghi. (Ci sarebbe stato bisogno di ritoccare il Prg). Non è passata per la testa, minimamente, tale idea a chi ha retto la città negli ultimi decenni. In tempi recenti, mi sarei invece ritrovato di fronte a una serie di scartoffie – ministeriali e no –, io avrei tirato dritto, con la vecchia sistemazione, fino alla prima autombulanza con paziente imbottigliata nel mercato del sabato – come ho scritto in precedenza (Cfr. 8 ottobre 2018).
Avrebbe perciò vinto la burocrazia sulla politica, lo stato centrale sulla vicenda locale? Più no che sì nel mio caso; la situazione attuale mostra più che altro una mancanza collettiva di lungimiranza tout court. (Per dirla con il Maestrone: ‘Bisogna saper scegliere il tempo | non arrivarci per contrarietà’). È anche onesto scrivere che la mia pensata avrebbe potuto ospitare una cifra certo minore degli attuali centoquaranta stalli.
Ci si ritrova oggi – a corto di sogni, d’idee nel passato recente – con la (fredda) fettuccia in mano a controllare le misure utili per far circolare diversi mezzi di soccorso, altro che democrazia, condivisione delle scelte, eccetera. (Io ignoro il recente regolamento di polizia). Dovrei aggiungere qualcosa d’altro.

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