È capitato di discutere sul dilemma
cani sì-cani no, dentro piazza A. Torlonia, dopo il suo restauro. (Tra amici di
una certa età, senza cane né figlio piccolo da sorvegliare). È stata una
discussione un po’ oziosa dopo l’ordinanza del sindaco che ha previsto: «tutti
i cani devono essere tenuti sempre al guinzaglio [a] una lunghezza non
superiore a centimetri centocinquanta» e poi «evitare che gli animali possano
urinare sui prati e sulle siepi». Mi è interessato in realtà ciò che è stato
detto e scritto nei giorni precedenti: ignoranza e ipocrisia a braccetto, più
che democrazia e libertà negate. Vanno in tutt’altro modo le cose, in una città.
Un cittadino, una persona – sola,
accompagnata – può mettere non sempre
i piedi dove desidera. Non posso mangiare un trancio di pizza e scolarmi una
birra, in santa pace, dentro il municipio – la casa degli avezzanesi –, non
posso chiacchierare amabilmente con qualcuno dentro la cattedrale dei Marsi –
soprattutto durante una funzione religiosa –, non mi è concesso neppure un
solitario o trastullarmi con i giochini dello smartphone dentro la nostra caserma dei carabinieri. (Tralascio
l’ospedale e altri luoghi altrettanto aperti al pubblico. Il web pullula
d’immagini di vagabondi che dormono per una o due notti al centro, sul finire
dell’estate – anche di commenti scandalizzati e crudeli oltre che stupidi). Non
solo. Ho raccontato negli anni passati – in perfetta solitudine, come
prevedibile – la «privatizzazione» di alcuni spazi pubblici dentro il Quadrilatero: posti in cui si può passare
o sostare ma ciò è impedito da chi utilizza, parcheggia – in maniera permanente
o no, certo abusivamente –, oggetti privati. Tutto qua.
‘A man
selling ice cream’.
P.S. Mi è capitato di aggirare una Punto
di color grigio parcheggiata nella zona riservata ai pedoni lungo la
carreggiata di via S. Donatoni, nel primo pomeriggio di ieri.
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