Ho in
qualche modo ripensato al finale dello scorso 4 settembre; c’entra in buona
parte la pubblicazione online del
pezzo cui io mi riferivo – consiglio di leggerlo per intero perché non è solo
questione di «spezzatino», anzi. (M. Sbardella, Cardone: «Mini isole e transito di auto», in «IlCentro» 3 settembre
2019).
(Telegraficamente
sullo «spezzatino»). Un’isola pedonale di 150 metri vuol dire averne almeno 145
a disposizione dei pedoni; tre isole da 50 metri ne sprecano almeno altri 10 –
si abbassa soprattutto la qualità
ambientale del tratto chiuso al traffico motorizzato. Ottengo perciò, sì e
no 132-133 metri di strada malamente utilizzabile da chi è appiedato, nel
secondo caso. (Spiego «malamente». Chi è che si fa tutte e tre le «mini-isole»?
Chi più di una «vasca» da 40 metri?). Nell’intervista in realtà non si tratta
solo del tracciato di una possibile isola pedonale. «“La strada praticabile per
uscire dal guado”, afferma Cardone, “potrebbe essere quella delle tre
mini-isole su via Corradini, con gli incroci aperti e con il potenziamento del parcheggio del Palazzaccio antistante
piazza Risorgimento, […]. Strada percorribile pure per il cortile delle scuole Corradini, sotto sfruttato”». (Miei i
grassetti). Ecco, si parla anche di parcheggi. È infelice l’esempio di Pescara tra
tutti quelli disponibili. Era tanto sconveniente citare una città con almeno nove,
dieci isolati pedonalizzati? (Vi sono in giro isole pedonali molto più estese e
più di una capitale europea, vuol impedire l’accesso alle automobili nel
proprio centro storico, nei prossimi decenni).
M’interessa
però maggiormente la narrazione intorno
all’isola pedonale, proposta dal progettista del restyling di piazza Risorgimento. A un tratto: «“Per cercare un
punto di incontro tra due idee di città diverse, una mirata alla mobilità
sostenibile, l’altra volta a conservare lo status quo”, sottolinea Cardone, “nell’ottica
della conciliazione, a diversi anni di distanza e dopo numerose ipotesi
elaborate, ho concretizzato quella che, a mio avviso, può definirsi la giusta
via, atta a contemperare le esigenze di entrambe le parti”».
È bene non
confondere i temi. L’isola pedonale risale agli anni Cinquanta del secolo scorso, mentre la diffusione dell’aggettivo «sostenibile»
agli anni Novanta: sono argomenti necessariamente
distinti. Né esistono idee di città ad Avezzano, addirittura due e diverse. («numerose
ipotesi elaborate [d’isola pedonale]»? Scherziamo?).
Il frame di Giancarlo Cardone è all’incirca
lo stesso (ufficiale) dei commercianti negli ultimi anni. Ammessa l’esistenza
di due «parti»: come fai a
conciliarle, «contemperare le esigenze», se tu più che comportarti da terzo, sostieni le idee di una?
(A proposito:
c’è proprio bisogno di una laurea per stabilire dove e come realizzare un’isola
pedonale?).
P.S. Vi
consiglio anche una simpatica lezione di benaltrismo
sulla stessa testata (Sergio Di Cintio, Carlo Rossi), il giorno seguente – m.s.,
Confesercenti: «Mini isole? Idee
premature», in «IlCentro» 4 settembre 2019.
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