(Ancora
sulla narrazione nella nota del 20 settembre). Leggo a un certo punto: «componenti
di varie categorie sociali e delle attività economiche» – che lo hanno spinto
non tanto a riaprire gli incroci, quanto ad allontanare lo spettro di un’isola
pedonale. Ci sta bene nell’economia del testo – deve essere necessariamente uno
scritto breve –, però, non posso fare a meno di chiedermi a quali «categorie
sociali» – addirittura «varie» – si riferisca Passerotti. E poi: embè? Ripeto: non hanno minimamente
consultato la locale sezione dell’Uaar – se essa c’era – quando hanno costruito
la chiesa dello Spirito Santo; per lo stadio del rugby non chiesero certo il
beneplacito dei cicloamatori o dei maratoneti avezzanesi.
La nota
accetta in toto la narrazione delle associazioni di
categoria (commercianti) negli ultimi decenni: è uno scontro tra fazioni, in
cui vince chi è più forte. Io invece affermo che l’isola pedonale è un tema architettonico, è una questione
che riguarda la città, più dei suoi cittadini.
(Immaginarsi una loro parte). La stazione ferroviaria, le poste, il municipio –
altrettanti temi architettonici: sono essi dei grossi «oggetti» che trascendono le persone, i gruppi e le
congreghe presenti in una città – anche il loro tempo. (Ne hanno visti tanti di
avezzanesi arrivare e andarsene, quegli edifici. Ne vedranno ancora).
Copio e
incollo questa dicitura: «n. 180 dell’8 giugno 2009» – è da aggiungere: Dgc. È
l’atto che avviava la pedonalizzazione di corso della Libertà, da parte dell’amministrazione
Floris2. L’aveva chiesta qualcuno? Era presente qualche associazione
ambientalista ad Avezzano, in quella data? La risposta è: No. Antonello Floris
aveva semplicemente proposto una novità
per Avezzano a quella data. È stato toccato il ridicolo quando lo stesso
sindaco ha poi cercato di rimangiarsi tutto. È la questione avezzanese: i sindaci devono rendere conto delle loro
decisioni alle associazioni dei commercianti più che ai cittadini che li hanno
eletti.
(Domani
l’ultima parte).
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