lunedì 9 settembre 2019

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Bollavo come benaltrismo un paio d’interviste, nell’ultimo post; riprendo il pezzo citato – m.s., Confesercenti: «Mini isole? Idee premature», in «IlCentro» 4 settembre 2019. (Ho sbagliato, indovinato?)
Sergio Di Cintio (Psi), dichiara: «sarebbe utile mettere insieme un pool di tecnici, coinvolgendo ordini professionali e atenei, che porti a [una] pianificazione a tutto campo dove il centro si raccorda con tutto il tessuto urbano». L’oggetto è un’isola pedonale permanente, qualche centinaio di metri di strada da chiudere al traffico motorizzato non uno o più quartieri, il costruito in cui ci aggiriamo almeno noi 39mila residenti nel capoluogo. (Sorge spontanea la domanda: quanto costerebbe – alle nostre casse comunali – un «pool di tecnici», tanto per riservare ai pedoni qualche tratto di strada?)
È sicuro che non dica proprio niente in proposito che so, un piano regolatore – anche del traffico –, la storia locale recente. In fondo: su cosa si basa l’azione del WWF, se non su materiali prodotti da qualche amministrazione comunale? C’è discordanza con l’intervista del giorno precedente: è esagerato parlare di «numerose ipotesi elaborate» riguardo a un’isola pedonale (Giancarlo Cardone), nemmeno ci troviamo all’anno zero su quest’argomento, però.
(Infine). Ci vuole necessariamente «un pool di tecnici» per lasciare a chi va a piedi qualche centinaio di metri di strada? Non è sufficiente un sindaco, un assessore, un dirigente, qualche impiegatuccio?
(Serendipità). Ho preso di mira soprattutto i partiti in quest’occasione perché di fronte al successo di una trasformazione, di una situazione temporanea come quella di un breve tratto di via C. Corradini, sarebbe da fare carte false per renderla stabile o come minimo, prolungarla il più possibile.

(Scriverò anche sull’altro).

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