(È anche una
faccenda da bar, da chiacchiera in piazza). Gente che conosco mi ha chiesto
lumi su un’intervista di qualche giorno fa; si trova purtroppo solo sul
cartaceo del quotidiano regionale. (M. Sbardella, Il Wwf ai negozianti: «Pronti al dialogo», in «Il Centro» 31 agosto
2019). Meraviglia per l’uso del termine «surreale», che non uso mai. Esso è
legato all’età dell’isola pedonale sulla trascrizione (che ricompone la figura
pubblica e quella privata); per me stava per situazione da sogno, un argomento
di cui ho raramente parlato per una trentina d’anni di fila. Trovo ridicolo discutere
ancora di certe cose, ad Avezzano: volendola istituire c’era tempo – dal 1953.
C’entra il
tempo in questa vicenda. La città è un luogo di conflitti per l’appropriazione
degli spazi, non bisogna perciò meravigliarsi o offendersi se qualcuno richiede
qualcosa. Succedeva lo stesso nei secoli
passati: la fazione X o la
corporazione Y premeva per adottare
in città la novità Alfa. Vi era
l’opposizione di Z, ma alla fine dopo
un periodo, passava Alfa. Parlo, tra
l’altro, di situazioni molto diverse da quelle che viviamo ai nostri giorni, nella
nostra repubblica democratica. Non ci si nascondeva allora, dietro le
lamentazioni, le faccine, le scene madri, le lacrimucce o le immagini pietose
come sta succedendo da noi – con sprezzo del ridicolo – nelle ultime settimane,
per bloccare una realizzazione. Anche la giustizia fai-da-te… Si trova invece imbalsamata
da decenni Avezzano come oggetto
d’incantesimo e ignoro come vada a finire sia la questione della riapertura dei
due incroci interessati dal recente restyling
sia quella dell’isola pedonale vera e propria reclamata dal WWF, basandosi su
atti di una passata amministrazione.
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