giovedì 19 ottobre 2017

desert storm

Ho posto – ovviamente inascoltato – la questione del sottopassaggio fin dai tempi del Floris2 (2007-12). Ricordo bene per questioni di tipo anagrafico la storia recente di via don G. Minzoni, soprattutto da quando una sua porzione è stata fatta passare sotto la ferrovia. (Prima vi erano diversi prati oltre la strada ferrata, in direzione nord ed è facile immaginare come la carreggiata non si allagasse mai).
Gli allagamenti del sottopassaggio sono fenomeni recenti e legati a questioni di tipo urbanistico-architettonico e perciò locali più che per i cambiamenti climatici registrati sulla Terra negli ultimi anni. Ne ho trattato in diverse occasioni e maniere; gli interventi da avviare devono essere finalizzati a impedire che giunga meno acqua piovana possibile nel punto più basso della strada. (C’entra anche l’efficienza delle fognature ma in modo marginale). Le adiacenze di via don Minzoni sono ricoperte da cemento o asfalto e perciò in caso di pioggia, convogliano una massa d’acqua sulla carreggiata; una quota rilevante di esse è inutilizzata: si potrebbero bucare quelle superfici per permettere all’acqua d’infiltrarsi nel suolo. (Volendo si possono piantare in quegli spazi degli alberelli, delle aiuole o del prato con il pretesto di mitigare gli effetti di climate change).
Di recente, avevo raccomandato di evitare di coprire con altro asfalto alcuni spazi residui intorno all’ultimo complesso immobiliare costruito lungo quella strada. Io sono passato da quelle parti martedì; un’impresa stava ultimando un manto nero. (Qualcuno, più di uno, evidentemente non vuole sprecare nemmeno una goccia d’acqua all’omonimo sottopassaggio in occasione dei prossimi temporali autunnali). La prima cosa che oggi balza all’occhio di quel posto è la desolazione, la gran quantità di spazio inutilizzato e ormai inutilizzabile: adesso che te ne fai di tutto quell’asfalto? Chiedo anche: per chi è stato pensato e costruito tutto questo?

(Black paintings). A proposito d’asfalto, la parte finale di via C. Corradini dietro il campetto di calcio di San Rocco, merita una visita. Il posto fa il paio con piazza dei Martiri di Capistrello, anche se è meno conosciuto. (Si tratta di deserto più che non-luogo perché il secondo può trasformarsi ancora in un luogo).

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