Ho
posto – ovviamente inascoltato – la questione del sottopassaggio fin dai tempi
del Floris2 (2007-12). Ricordo bene per questioni di tipo anagrafico la storia
recente di via don G. Minzoni, soprattutto da quando una sua porzione è stata
fatta passare sotto la ferrovia. (Prima vi erano diversi prati oltre la strada
ferrata, in direzione nord ed è facile immaginare come la carreggiata non si
allagasse mai).
Gli
allagamenti del sottopassaggio sono fenomeni recenti e legati a questioni di
tipo urbanistico-architettonico e
perciò locali più che per i
cambiamenti climatici registrati sulla Terra negli ultimi anni. Ne ho trattato
in diverse occasioni e maniere; gli interventi da avviare devono essere
finalizzati a impedire che giunga meno acqua piovana possibile nel punto più
basso della strada. (C’entra anche l’efficienza delle fognature ma in modo
marginale). Le adiacenze di via don Minzoni sono ricoperte da cemento o asfalto
e perciò in caso di pioggia, convogliano una massa d’acqua sulla carreggiata;
una quota rilevante di esse è inutilizzata:
si potrebbero bucare quelle superfici per permettere all’acqua d’infiltrarsi
nel suolo. (Volendo si possono piantare in quegli spazi degli alberelli, delle
aiuole o del prato con il pretesto di mitigare gli effetti di climate change).
Di
recente, avevo raccomandato di evitare di coprire con altro asfalto alcuni
spazi residui intorno all’ultimo complesso immobiliare costruito lungo quella
strada. Io sono passato da quelle parti martedì; un’impresa stava ultimando un
manto nero. (Qualcuno, più di uno, evidentemente non vuole sprecare nemmeno una
goccia d’acqua all’omonimo sottopassaggio in occasione dei prossimi temporali
autunnali). La prima cosa che oggi balza all’occhio di quel posto è la
desolazione, la gran quantità di spazio inutilizzato e ormai inutilizzabile: adesso
che te ne fai di tutto quell’asfalto? Chiedo anche: per chi è stato pensato e
costruito tutto questo?
(Black paintings). A proposito d’asfalto,
la parte finale di via C. Corradini dietro il campetto di calcio di San Rocco, merita
una visita. Il posto fa il paio con piazza dei Martiri di Capistrello, anche se
è meno conosciuto. (Si tratta di deserto più che non-luogo perché il secondo
può trasformarsi ancora in un luogo).
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