martedì 17 ottobre 2017

Divagazioni nel dì di festa

Amo ripetere che esistono tante maniere di pensare quanti sono gli uomini, anche se poi non applico tale pensiero alle persone a me più vicine.
Ho già citato questo brano del nostro assessore all’Ambiente, parlando di metodo, di comportamento: «Gli alberi presenti nel “giardino della città” sono 330 ma ne vanno abbattuti subito 30», lo scorso 10 ottobre. In verità, la mia prima reazione dopo averlo letto è stata – mi si perdoni il francesismo: «Cazzo, il triplo dell’anno scorso!». Il pensiero di qualcun altro è invece corso immediatamente all’unico albero monumentale presente ad Avezzano, per di più dentro il Quadrilatero. La stessa persona mi ha anche indicato quale immaginando a ragione quanto io fossi una pippa nel riconoscere gli alberi – è una vecchia pianta cui mi sento abbastanza legato. Per darvi un’idea di ciò di cui sto parlando, date uno sguardo a pagina 3:
Applichiamo agli alberi da alcuni lustri, lo stesso comportamento che abbiamo nei confronti delle costruzioni: prolunghiamo il più possibile la vita delle sparute che riteniamo meritevoli mentre abbattiamo senza remore tutto il resto. Immagino che il pioppo (Populus nigra) in questione rientri nel novero delle piante da abbattere. Altrove si utilizzano diversi sistemi per mantenere vecchi alberi che non ce la fanno più: succederà lo stesso ad Avezzano, considerando la particolare allocazione dell’esemplare? Preferisco precisare: un albero monumentale in un parco giochi per bambini. (Si possono trasferire i giochi in un’altra area della piazza per evitare le rimostranze delle mamme apprensive e iperprotettive in circolazione in questo periodo).
Non ho minimamente accennato alla «ciclovia che [attraverserà] la città fino al nucleo industriale» su questo blog. Tale brano precede quello citato, sui mezzi d’informazione. (Si aspettano in molti, il mio entusiasmo alle stelle). Io ho «ricambiato» il mio amico con qualche considerazione riguardante tale idea – è meglio divagare non conoscendosi a quanto pare progetti di sorta. Mi chiedo: è agganciata a una qualsiasi politica cittadina per la mobilità? Ritengo di no. Dietro tale proposta vi è generalmente un modo di pensare secondo cui se costruisci un oggetto (piazza, slargo, area verde, pista ciclabile ecc.), la gente alla fine finirà per usarlo. L’esperienza invece insegna che non è così, soprattutto da noi e il guaio principale è che non ci si sforza per niente a comprendere come alcune bellissime idee (all’inizio) e opere (poi), siano poco apprezzate dai principali utilizzatori cui esse sono rivolte. (Nel nostro caso si tratta di completare una sorta di tracciato esistente). La «ciclovia» dovrebbe servire a chi lavora nelle fabbriche e al Comune si starebbero muovendo in tal senso. Tale struttura sarà probabilmente utilizzata più da chi già si dirige verso Fucino per fare il bracciante che dagli operai e impiegati italiani che si recano con mezzi motorizzati nel nucleo industriale. (Un breve tratto percorso in sicurezza – tenendo conto degli orari di quei lavoratori extra-comunitari – è meglio della situazione attuale).

Mi sono soffermato più che altro su una parte della periferia a ridosso delle arterie che chi va a piedi o frequenta quei posti considera ancora città, mentre chi è motorizzato no e preme sull’acceleratore – ne ho già trattato in caso d’incidenti stradali che hanno coinvolto automobilisti e pedoni lungo la Tiburtina Valeria. Io credo che bisognerebbe intervenire in queste zone per garantire la sicurezza di chi si sposta.

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