Ho aspettato
un po’ prima di buttar giù qualche pensiero sulla vicenda ex-Superal (Scurcola
Marsicana). Ho atteso invano che qualcuno commentasse. La notizia: un’azienda di
Corropoli già presente nella zona l’ha acquistata in parte.
Ho già
riflettuto sui capannoni (industriali, commerciali) abbandonati da anni, in
queste parti: gli abitanti di una zona se ne disinteressano completamente, una volta
chiusi i battenti di una simile struttura.
L’esperienza
c’insegna che un luogo può essere colonizzato, abitato nuovamente e perciò niente
di nuovo sotto il sole. Nelle grandi città in casi simili – parlo sempre di
capannoni (industriali, commerciali) –, si sarebbero mossi gli imprenditori
locali (singoli, in cordata) almeno per rilevare la struttura, un architetto
avrebbe proposto di adattarlo per studi professionali e laboratori, qualcuno
avrebbe proposto di ricavarci una serra o un orto, qualcun altro avrebbe tirato
fuori il tema dell’archeologia industriale, altri ancora l’avrebbero occupato
per ricavarci un centro sociale, il writer
di passaggio avrebbe disegnato un pezzo di facciata con lo spray. (Aggiungo il
senzatetto che mentre gli altri discutono, sfonda una finestra e ci va a
dormire). Da queste parti invece: ‘lontano
dagli occhi, | lontano dal cuore’.
Nella
recente campagna elettorale tale tema è stato evitato non per cattiveria o per mancanza
di acume politico ma proprio perché certe costruzioni sono divenute invisibili
agli occhi di chi vive da queste parti.
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