Scrivo qualcosina circa l’incontro del
24 maggio tenuto al Comune e riguardante un sistema di piste ciclabili nel
Quadrilatero. Mi comporto in tal modo perché ero intenzionato fin dall’inizio a
non proferire verbo, volevo più che altro concentrarmi sugli altrui interventi.
Preferisco dire subito che sono favorevole a tale misura perché essa è una maniera
come un’altra per disincentivare il
traffico motorizzato (riducendo l’offerta di sedi viarie, di parcheggi) –
ne aveva trattato il Pgtu adottato dal nostro Comune ben quindici anni fa.
(Pista ciclabile, allargamento dei marciapiedi sulla carreggiata o aiuole con i
fiorellini invece che i parcheggi, è lo stesso, per me).
Non è sembrato chiaro dall’incontro,
almeno al sottoscritto, se un tale cambiamento è destinato a durare. (Nel comunicato-stampa diffuso dal Comune e
riportato integralmente da tutte le testate giornalistiche, non vi è cenno di
tutto ciò: avrò capito male io?) Non mi ha stupito, per quello che scrivo da
mesi, il diverso taglio tra i discorsi di assessore (tecnico in qualche maniera)
e progettisti (tecnici tout court), e
quello del sindaco.
Mi ha colpito del primo cittadino un discorso
banale. Questa la sintesi: «al centro lavorano 3600 persone» da avvicinare a
«nucleo industriale». Mi muovo allo stesso modo sia nel caso di LFoundry che vuol
chiudere (1200 occupati), sia del negozietto in cui lavorano due persone e che
naviga in brutte acque. Si tratta di velleità in entrambi i casi, nell’attuale congiuntura politica.
Arrivo all’equazione. Se vai nel nostro
nucleo industriale e isoli un quadratone di 50 x 50 metri, hai di fronte gente
che è concentrata a produrre qualcosa per 8-9 ore il giorno, per massimo sei volte
a settimana. Al centro invece incontri nello stesso spazio gente di passaggio –
a piedi, in bici, motorino, motocicletta, automobile, furgone –, che passeggia,
chi fa le sue compere o se ne sta al bar; la città funziona quotidianamente
almeno diciotto ore. (Le 3600 persone che oggi lavorano dalle mie parti, si
spiegano in tal modo). Vedi anche tracannare birra, amoreggiare e farsi le
canne. Poi vi sono i residenti per almeno una dozzina d’ore, quasi tutti i
giorni dell’anno – ne siamo quasi 4mila e di una certa età. Inutile ricordare
che queste parti sono attraversate da processioni, cortei; si assiste a
spettacolini vari nella stagione calda. Si tengono un paio di mercati a
settimana e qualche fiera annuale. Eccetera. Il Quadrilatero è tutt’altro, per svariati motivi, dall’area industriale – che non si
trova al centro, mai. Ecco, difficilmente posso salvare la dismissione di un
grosso impianto mentre posso agevolmente accontentare un commerciante che lega – Dio solo sa come – le sorti del proprio
esercizio a una pista ciclabile o a tre, quattro ore di area pedonale nel
periodo estivo…
Ripeto: è positivo il clima che si è
istaurato tra il Comune d’Avezzano e pezzi di società da quasi un anno; va bene
parlarsi, tenendo anche conto che chi ha vinto le Amministrative è legittimato
ad attuare il programma che ha stilato, presentato e fatto votare dai
cittadini. Il successo del sindaco è legato al suo mettere le mani su
situazioni abbandonate da decenni – piazze
Torlonia e del Mercato, parco delle Rimembranze, sblocco del restyling di piazza Risorgimento. (Ci
sarebbe la periferia – dove abitano nove avezzanesi su dieci –, lo so). Penso che,
in ogni modo, siamo oggi nella condizione di recuperare del terreno perduto rispetto
ad altri agglomerati urbani e somigliare maggiormente a città estese come la
nostra. (L’importante è essersi finalmente sbloccati).
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