sabato 26 maggio 2018

Giovedì scorso

Scrivo qualcosina circa l’incontro del 24 maggio tenuto al Comune e riguardante un sistema di piste ciclabili nel Quadrilatero. Mi comporto in tal modo perché ero intenzionato fin dall’inizio a non proferire verbo, volevo più che altro concentrarmi sugli altrui interventi. Preferisco dire subito che sono favorevole a tale misura perché essa è una maniera come un’altra per disincentivare il traffico motorizzato (riducendo l’offerta di sedi viarie, di parcheggi) – ne aveva trattato il Pgtu adottato dal nostro Comune ben quindici anni fa. (Pista ciclabile, allargamento dei marciapiedi sulla carreggiata o aiuole con i fiorellini invece che i parcheggi, è lo stesso, per me).
Non è sembrato chiaro dall’incontro, almeno al sottoscritto, se un tale cambiamento è destinato a durare. (Nel comunicato-stampa diffuso dal Comune e riportato integralmente da tutte le testate giornalistiche, non vi è cenno di tutto ciò: avrò capito male io?) Non mi ha stupito, per quello che scrivo da mesi, il diverso taglio tra i discorsi di assessore (tecnico in qualche maniera) e progettisti (tecnici tout court), e quello del sindaco.
Mi ha colpito del primo cittadino un discorso banale. Questa la sintesi: «al centro lavorano 3600 persone» da avvicinare a «nucleo industriale». Mi muovo allo stesso modo sia nel caso di LFoundry che vuol chiudere (1200 occupati), sia del negozietto in cui lavorano due persone e che naviga in brutte acque. Si tratta di velleità in entrambi i casi, nell’attuale congiuntura politica.
Arrivo all’equazione. Se vai nel nostro nucleo industriale e isoli un quadratone di 50 x 50 metri, hai di fronte gente che è concentrata a produrre qualcosa per 8-9 ore il giorno, per massimo sei volte a settimana. Al centro invece incontri nello stesso spazio gente di passaggio – a piedi, in bici, motorino, motocicletta, automobile, furgone –, che passeggia, chi fa le sue compere o se ne sta al bar; la città funziona quotidianamente almeno diciotto ore. (Le 3600 persone che oggi lavorano dalle mie parti, si spiegano in tal modo). Vedi anche tracannare birra, amoreggiare e farsi le canne. Poi vi sono i residenti per almeno una dozzina d’ore, quasi tutti i giorni dell’anno – ne siamo quasi 4mila e di una certa età. Inutile ricordare che queste parti sono attraversate da processioni, cortei; si assiste a spettacolini vari nella stagione calda. Si tengono un paio di mercati a settimana e qualche fiera annuale. Eccetera. Il Quadrilatero è tutt’altro, per svariati motivi, dall’area industriale – che non si trova al centro, mai. Ecco, difficilmente posso salvare la dismissione di un grosso impianto mentre posso agevolmente accontentare un commerciante che lega – Dio solo sa come – le sorti del proprio esercizio a una pista ciclabile o a tre, quattro ore di area pedonale nel periodo estivo…

Ripeto: è positivo il clima che si è istaurato tra il Comune d’Avezzano e pezzi di società da quasi un anno; va bene parlarsi, tenendo anche conto che chi ha vinto le Amministrative è legittimato ad attuare il programma che ha stilato, presentato e fatto votare dai cittadini. Il successo del sindaco è legato al suo mettere le mani su situazioni abbandonate da decenni – piazze Torlonia e del Mercato, parco delle Rimembranze, sblocco del restyling di piazza Risorgimento. (Ci sarebbe la periferia – dove abitano nove avezzanesi su dieci –, lo so). Penso che, in ogni modo, siamo oggi nella condizione di recuperare del terreno perduto rispetto ad altri agglomerati urbani e somigliare maggiormente a città estese come la nostra. (L’importante è essersi finalmente sbloccati).

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