(Ancora sull’11 maggio – qualche
problemino di metodo storico). Ho accennato in più di un’occasione alla «storia
orale» nel libello che ho pubblicato, quasi a contrapporla al prendere per oro
colato la rappresentazione della
realtà che s’incontra nella carta stampata da parte di alcuni storiografi. Nell’edizione
non si trovano altri esempi che ho eliminato per risparmiare spazio – anche diverse
date. Uno di questi era legato alla vicenda di Rigopiano (p. 6) e doveva essere
infilato, nascosto nelle note finali trattandosi di una… notizia. (A distanza di sedici mesi, per essere precisi). Mi
riferivo agli avezzanesi della Cnsas che hanno aperto la strada alle squadre di
soccorso e ai mezzi motorizzati per raggiungere ciò che rimaneva dell’omonimo hotel
e non ci vuole una gran perspicacia per immaginare che siano stati anche i
primi ad arrivare sul luogo della catastrofe. (È bene aggiungere: da Avezzano,
con quel tempaccio e il buio pesto). Non trovo – almeno io, s’intende – traccia
di tutto ciò nei liberissimi mezzi d’informazione dell’altrettanto libera
Italia, e gli storici vanno a caccia di documenti
per scrivere la storia, com’è noto. (‘Carta
canta’). Si sono comportati di conseguenza anche gli altri. Non si tratta
di revisionismo, è proprio la cronaca giornalistica a essere almeno incompleta,
reticente in quell’occasione. Ci voleva tanto a conoscere, immaginare l’«ordine
di arrivo» di quanti si sono inizialmente avviati verso il Rigopiano? Chi
poteva raggiungere per primo l’hotel: l’ortopedico, la Finanza, il
caldarrostaio, la Buoncostume, il vigile del fuoco, i Blues Brothers o chi si
occupa di trovare (fa solo quello) i dispersi? Non mi sorprendono più tali
stranezze nei mezzi d’informazione e non solo in quelli, da decenni. I soccorritori
dal canto loro tacciono; d’altra parte, è come se vedi uno leggere e tu gli
chiedi quale azione, egli sta compiendo in quel momento: rimane in silenzio o
ti manda a quel paese.
Mentre presentavo insieme al buon Fabrizio
Galadini l’ultimo libro dello storico Costantino Felice a Vieniviaconme, il
Rotary Club assegnava a Pierluigi Taccone in merito a quella vicenda il premio
Cesare Paris, dall’altro lato di via Michelangelo Colaneri. È meglio di niente.
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